1609-10-16.A Foscarini
[Innanzi che io passi a scrivere a Vostra Eccellenza alcuna delle cose di qui, risponderò alli due sensi che ella tocca nella mia et ad un altro toccato in quella del signor Nicolò *Contarini.
Quanto al primo, che è dell'ambasciatore4 d'Olanda5, ogni ragione induce a credere che sarà trattato con esso lui conforme al debito. Ho voluto evocare6 alcuno delli nostri amici del colleggio, il quale mi ha risposto come quello di Turino e di Roma; questo par sin'hora buona dispositione. Sciampignì7 ha fatto passar fama che egli ha ordine di procurarli favori ed anco d'introdurlo. Questo secondo sarebbe assai male, ma non alieno dall'ambitione francese, la quale fa insopportabile il signor Nicolò *Contarini. Non havrà a caro trattar particolarmente, manco con l'amico precursore e forse anco il *Molino, ma fra Paolo non resterà e Vostra Eccellenza stij riposata che le cose passeranno bene. Io vado credendo che il Foscarino haverà scritto quello che si è fatto in Francia e questo importerà molto più che facci far una lettera, che venghi di fuora, che mille officii. Si farà ufficio che da Turino sij anco indorato il quadro, acciò la pittura riesca più bella.
Se bene non si parla più, per hora, della lettera mandata da Francia8, con tutto ciò fra Paolo n'ha qualche pensiero, sapendo le arti di Roma, e massime per le cose che il Foscarino scrisse di esso al signor Nicolò *Contarini. La natura del sudetto fra Paolo è molto piegevole alli consiglio degli amici: basta assai accennarli. Sa il Foscarini tutto, a chi ha scritto, ed ogni cosa è passata per sua mano. Certo è che tutti sono capitati onde, se alcuna cosa è andata in mano del nuncio in Francia, conviene li sij stata data da quelli medesimi a chi fu scritta; cosa che mi parebbe molto strana, per non dire incredibile. Vero è che il Foscarino dice bene che tutta è materia corrotta ma, finalmente, chi vorrà guardar le cose scritte possono andare in mano di tutti9. Io prego a Vostra Eccellenza in nome di fra Paolo, di due cose: una di scriverli in due parole quello che debbe fare all'avvenire, l'altra se può fare alcuna cosa per rimediare al passato. Ha trovato questo temperamento di non scrivere di mano sua ad alcun eretico. Di nuovo, prego Vostra Eccellenza a rispondere alli due punti in due parole e senza cerimonie, avvertendola che sarà obedita.]10
Quanto s'aspetta a Sciampignì : la sua natura aspra e difficile, sa che egli non è grato né in collegio, né in senato, né in Venetia e —quello che importa più— né egli si loda di alcuno di quelli. In due parole, è odioso e odiante, né bisogna sperare che persuasione possi in lui più che in una pietra, e sij detto senza hiperbole. Altre volte, io credeva che almeno fosse di buona mente, hora tengo che non fa il male che non sa e non è credibile quanto in verità si sorge. Ha parlato di leghe con tanta mala gratia che non si può dire più, se ve ne fosse grandissima volontà, la farebbe passare ; credo sij conosciuto benissimo da Villeroy e lo tenga per scriverne a male, ad instanza del papa di Roma e del re di Spagna. Si vedono chiari effetti.
Io non posso cavarmi di capo che il re di Francia e Savoia non faccino ad ingannarsi l'un l'altro. Mi par di vederlo troppo chiaro. Se mo' l'effetto riuscirà altro, dirò : m'ingannava. In Savoia non appare se non pensiero di avantaggiare le cose sue in Spagna, perché in Francia puoco può haver, se non parole. Nel re di Francia non vi è se non ambitione di parere arbitro del mondo ma non vuole guerra.
Ho visitata la signora cancelliera e trovatola tanto consolata che non si può dir più11 ; s'abbattè anco il signor gran cancellier12 che fece longo discorso delle sodisfattioni che ha delle lettere di Vostra Eccellenza. Egli tiene a punto quel concetto che ella scrive a me cioè che non sarà meno padre del signor segretario che egli proprio e, non solo, è pienamente sodisfatto, ma ancora certificato in sé medesimo che ciò debba esser perpetuo.
Ho ragionato questi giorni con un gran senatore vecchio in materia delli ambasciatori della Republica, il quale di lei mi ha detto questi particolari che sono anni trenta doppo che egli va in pregadi, che sempre ha veduti gli ambasciatori esser necessitati -per non poter egli[no] penetrar ogni cosa- a retrattar le cose scritte bene spesso e che a lei, in due anni, mai è occorso ritrattar niente, e però bisogna che la diligenza sua sia infinita; e mi ha più volte replicato che è cosa non avvenuta mai ad alcuno. Mi disse anco che le sue lettere mai sono state tediose, che ella scrive chiaramente e senza affettatione. Io sentii di questo gran contento ma fu ben contrapesato dall'ambasciator Barbarigo : disse che non valeva niente a fatto, cosa di che hebbi gran dolore.
Mi duole che Vostra Eccellenza haveà una gran spesa per il transito del Contarini13, oltre le molte quotidiane per li gentilhuomini che sono costì e quelli che per lo passato ha havuto. Però siamo al fine; veggo che ella non ha altra mira che l'honore. Iddio nel rimanente aiuterà.
Se intenderò qualche cosa dell'ambasciator d'Olanda, scriverò per Anversa, sì come ho scritto una sotto li 16 e l'altra sotto li 23; le quali intenderò volentieri se sono capitate.
Li 16 d'ottobre 1609