1609-11-06.A Priuli
All'illustrissimo et eccellentissimo signor colendissimo
Il signor ambasciatore veneto appresso la maestà cesarea
Praga
Illustrissimo et eccellentissimo signor colendissimo
Se le mie lettere saranno grate a Vostra Eccellenza, questo nascerà senza dubio dalla connivenza che ella userà scusando le imperfettioni et risguardando solo al desiderio che io ho di servirla, il quale per la sua intensione supplirà gl'altri mancamenti. Da quella di Vostra Eccellenza delli 26 ottobre vego che le mie prime sono capitate sicure, sebene le mandai alla posta senza altro mezzo, per essere li illustrissimi di casa sua tutti fuori di Vinetia. Non son mai stato con l'animo quieto per timore che le cose successe nel caso dell'abbate2 non partorissero qualche disgusto, se non doppo venuto l'aviso che sua santità ha concesso alla serenissima Republica le decime con parole dimostrative di molta affettione. Essendo da quest'attione assicurato che il pontefice non ha più pensiero di promuovere difficoltà a questo governo, la cosa viene interpretata variamente secondo li varij giudicij. Da alcuni che questo sij accidente ordinario a tutti li pontefici che nel principio del suo papato non sentono bene della Republica et dipendono totalmente da altro pontefice et, doppo imparato il governo, coll'esprienza, mutano in tutto il proposito. Da altri che questo sij un tentare se la dolcezza può farli guadagnare quello che l'asprezza non ha potuto; resta anco in dubio se questo sij per conformare la Republica a rivedere le sue raggioni, poiché le è riuscito così bene sin'al presente, o pur di farla rallentare per le dimostrationi d'affettione. Altri che il tempo non può manifestar questi secreti, ma bene è certo che l'illustrissimo Mocenigo3 haverà acquistato gran credito poiché subito doppo l'arrivo suo a Roma, pare che cessasse ogni tempesta et la serenità principiasse, la qual si è ridotta a questa tranquillità. Un gentil'huomo faceto dice che il Contarini4 ha scozzonato un cavallo che il Mocenigo hora passeggia ! Il noncio apostolico al presente5 non tratta cosa di disgusto, seben passano alcune che altre volte egli haverrebbe pigliate per li capeli.
Ma poiché cotesto6 non si amazza (come Vostra Eccellenza scrive) per le cose di costì, e questo prende l'istesso passo, vado credendo esser deliberatione presa da Roma di voler lasciar pasar le cose a dodeci la donzena.
Di Roma non si ha cosa di momento, se non che il pontefice, quale haveva risoluto che da nessuno fosse fatta risposta al libro del re d'Inghilterra7 per non multiplicar in scritti et questo forse saviamente, mutato pensiero, ha concesso overo commandato al cardinale Bellarmino che scriva et presto haveremo un libro. Et Dio voglia che non si passi a repliche et s'accendi con poca paglia qualche gran fuoco !
Del resto, la Gazetta8 dice una cosa che sarebbe di stima se fosse vera, la qual'io non credo per non haverne riscontri et perché non discende a particolari. Dice che li popoli di Carnia9, sollevati per voler dal suo principe libertà di religione, habbino scaciati li giesuiti ; non dice però di qual collegio, né altro particolare. Da quello che Vostra Eccellenza mi scrive intorno le varie professioni che sono costì et le concorrenze tra loro, son entrato in qualche confusione perché mi era stato scritto che tutte le sette sub utraque10 che sono hussiti, confessionnisti11 et picardi12, erano convenuti in una stessa confessione, la qual anco havevano fatto stampare et chiamata confessione boema. La supplico chiarirmi questo punto e se potesse haver copia dell'edito o concessione della maestà cesarea, l'havrei molto grata, sicome anco sapprei volontieri di queste tre sette qual portione di tutto il numero del popolo boemo ciascuna occupa.
Intendo per via assai buona che a 21 del presente sarà un convento di principi protestanti in Halla di Svevia. Nel rimanente quanto alla Germania vien nuova che li principi congionti per le cose di Cleves13 habbino passato il Reno per infestar Giuliers et che dall'arciduca Alberto14 sijno state licentiate qualche cornette di cavallaria che, immediate, sijno passate alli stipendij di Leopoldo15. Però si può credere che in questa controversia si debbi espandere più vino che sangue16.
Di Hollanda, si avisa che s'accordano quelle poche reliquie di controversie tra l'arciduca et li Stati sopra il commercio, senon ché Zelandesi restano constanti, che non vadino navi in Anversa. Ma tra loro Stati non sarà quella concordia in pace che fu in guerra, già cominciano a contendere sopra le contributioni: principio non troppo buono nella nascenza d'un Stato.
Delle cose di Vinetia ella sarà avisata da altri, le dirò questo solo: che già alcuni giorni nella fortezza degl'Orzi17, un certo fabricò un libello famoso contra il governatore, con qualche ingiuria anco del proveditore perilché fu ordinata la sua cattura. Egli si salvò nel monasterio de' frati di San Francesco osservati, di dove il proveditore commandò, attesa l'attrocità del delitto, che fosse levato. Il guardiano del luoco lo introdusse in chiesa et appresso il tabernacolo li diede in mano il santissimo sacramento per sicurarlo con questo. Fu nondimeno di ordine del magistrato (non potendosi far altrimenti) levatoli il sacramento di mano per forza et preso. Il guardiano seguì la corte che menava il prigione per il castello, gridando ad alta voce che il proveditor era scomunicato et altre parole seditiose. In conseglio de X fu presa la retentione del frate et menato qua prigione, dove gionse hieri. Non credo che di questo diranno altro a Roma, sino al presente il nuncio non ha fatto moto alcuno, se non lo facesse questa mattina, cosa che non credo.
Farò fine pregando Dio che doni le sue gratie a Vostra Eccellenza alla quale bascio la mano.
Di Vinetia il 6 novembre 1609
Di Vostra Eccellenza
Devotisssimo servitore
f. Paulo di Vinetia