1610-01-05.A Castrino
Al molto illustre signor colendissimo, il signor2
Molto illustre signor colendissimo
Se per il corriero seguente intenderò, come io spero, che Vostra Signoria habbia ricevuto la cifra, elle intenderà la causa, perché le lettere li vengano scritte così, et qualche altro particolare. Heri ho ricevuto la sua delli 16 decembre piena di molta materia speculativa perché veramente, della partita del principe di *Condé, ancora vi è dubio, se sia sprovista et senza conseglio, o se sij dissegnata sin dal tempo, quando era costì don Pietro di Toledo3. Il re fu costretto componer le cose di Saluzzo per la orditura fatta con *Biron, par che certi gran maestri habbino a segno molte machine per scaricarne una sempre che vedono alcun mirare a loro. Chi sa che questa non accomodi le cose di Cleves4 ? et purché non causi maggiori effetti, perché congiunto con Provenza, Poitù et Alvernia è cosa molto rilevante.
Del corsaro anglese chiamato Dancer5 habbiamo nova, che sij stato ricevuto, et patuito con lui; ma purché da questo non nasca qualche disturbo perché, partendo di Barbaria, ha fatto di gravissime ingiurie a' Turchi. Ma li padri giesuiti havendo tolerato li Mori in Spagna tanto tempo, perché non vorano che siano admessi in isole separate ? Se parlano liberamente del governo presente è cosa accostumata: feccero così di Henrico III6 ; non posso però credere dover esserli permessa da Dio la riuscita che all'hora. Io viddi l'editto di Spagna intorno i Mori et le lettere che il re scrive alli capi di Valenza, le quali mostrano che il male sia molto grande perché, dicendosi che havessero mandato a Constantinopoli et a Maroco et havessero anco intelligentia con altri principi christiani, mostrano che non siano per cieder ad una leggiera medicina.
Del libro di Bellarmino7, è stupore quanto poco conto ne sij stato tenuto qui in Italia; è stato visto da pochissimi nel principio et adesso andato così in oblivione, come se mai fosse stato scritto8.
È verissimo che il pontifice ha concesso alla Republica otto decime le quali importeranno assai manco di quello che Vostra Signoria suppone perché, detratte le essentioni che si danno a cardinali et altri, non si paga un terzo che, se la Republica le pigliasse da sé, come si fa costì et inanzi 100 anni si faceva anco qui, si haverebbe il triplo come suo, di che si ha un terzo per gratia altrui. Di cardinale veneto non è cosa alcuna di vero: quando il papa ne farà, il che sarà quando piacerà a lui, potrebbe esser che ne facesse alcuno ma non come veneto, ma come plura offerens sub hastatione.
Del ritorno de padri giesuiti per ancora non si è fatto minimo motto. Può esser che essi vi pensino et, come quelli che sono di gran speranza, la tengano per effetto, la quale, se debbo dir il creder mio, sarà quel tanto che potranno havere. In Italia stanno assai savij; hanno tentato più volte d'entrar nel Stato di Urbino, ma in vano. Intendo che le cose loro non passano in Germania tanto bene come già et, in particolare, che il duca Massimiliano di Baviera9 non li habbia in gratia et adori li capuccini, o perché a quelli non si dà se non da mangiare, overo perché vogli contraponerli a quelli. In Francia, hanno fatto secondo il loro costume de intrar con humiltà, ma gonfiarsi doppo et lasciar partire chi non vi può stare; ma la cognitione che il regno haverà presa di loro doppo questa ultima risolutione l'haverà reso cauto, se un'altra volta nascerà occasione, che escano.
Non vi è altro di nuovo qui, se non la morte del signor Giovanni Battista, fratello del pontefice, che era il minore et il diletto; di questo resta un figlio in età minore, non atto a governar il pontificato come il padre. Sta la corte attenta a vedere se l'altro fratello, che haveva grand'emulatione col morto, succederà10. Del rimanente, le altre cose sono nello stato ordinario.
Ho ricevuto il rimanente del libro11 et ne ringratio Vostra Signoria la qual prego far i miei basciamani al signor presidente *Thou, del cui libro non hanno ancora fatto alcun motivo in questo Stato, ma essequiscono altrove per Italia. Bascio la mano ancora alli signori *Gilot et *Casaubona, et a Vostra Signoria principalmente.
Di Vinetia, li 5 genaro 1610
Di Vostra Signoria molto illustre
Affettuosissimo servitore,
Monsignor *Asselineau ha ricevuto le sue; non credo che risponderà per questo spazzo per angustia di tempo. Intendo che il padre *Coton scrive certa opera per unir le due religioni: questo non è troppo argumento da giesuita, dubito che "unir" possi significar "destrugere". Desidero intender quello che sia il vero.