1610-06-22.A Groslot
Molto illustre signor colendissimo
Habbiamo di che ringratiare nostro signore Iddio benedetto, il quale ha inspirato animo di unione a cotesta nobiltà et populo4, per sustentar il governo del regno percosso da sì horribil caso. Il tutto è che la causa la quale al presente l'ha stabilito continui, acciò duri anco lo stabilimento. È stato facile che l'ambitione delli grandi habbia dato luoco all'affetto di commiseratione verso il re assassinato et la fameglia desolata ma, remettendosi questo affetto, l'ambitione tornerà; la quale haverà anco aggiuto dai disgusti che nasceranno tra i partecipi del governo, alla giornata. Il mantener quieta cotesta generosa natione, senza una guerra esterna, è stato sempre difficile; forse sarà più difficile adesso poiché la guerra, con tanta avidità desiderata già più anni, gli è stato mostrata et subito sottratta dalla vista. Né il mettersi in una guerra sarà senza pericolo, dovendosi dar le armi in mano ad uno che sarà sempre da temere, sij qual si voglia. Et l'unione del populo, mentre che non è infetto di Diacatholicon, si conserverà, ma quando i giesuiti useranno l'arte, di che haveranno gran commodo, nascerà il pericolo. Bisognerà tener per fermo che il bene di Roma e di Francia sono incompatibili, et se la regina non intenderà questo punto, le cose passeranno male. Il bene di una è la concordia di detti principi et il bene dell'altra è guerra per la religione. Io temo che la naturale superstitione et l'arte dei giesuiti impedirà dal conoscere il bene, ma Dio soprastà a tutte le cose et muta li cuori secondo il suo santo beneplacito.
Qui si aspettava che essendo il regno armato et non mancando de' danari raccolti, facesse resolutione di proseguir la guerra, oltra li dissegni et fini del re deffonto, per vendicar anco la sua morte. Io ho sempre creduto, in contrario, che per ritrovarsi il re pupillo, fosse necessario attender alle cose interne et lasciar affatto il pensier delle esterne. Se ben mi venirà risposto che anco il re di Spagna è sotto tutela, et molto più di cotesto poiché egli uscirà un giorno ma quello non ne uscirà mai. Ma vi è gran differenza dal flemma et pazienza de' Spagnoli alla vivacità de' Francesi.
Il papa ha dichiarato d'assistere alla Francia per stabilimento del governo, ma vi è bisogno della prudenza di Ulisse, la quale otturri l'orecchie a tutti li sciolti, et leghi tutti quelli che possono udire. Altrimenti, non vi è rimedio all'incanto.
Il principe di *Condé partì in posta verso la Fiandra; credo che da' Spagnoli sia conosciuto per da poco et, non sperando gran cose, habbino gettato quel tiro alla buona fortuna.
Io stupisco che l'autore dell'assassinio5 sij stato fatto morire senza haver havuto la confessione intiera de' mandanti et conseglieri; il che mi pare si doveva procurare, se non bastava con tormenti, anco con perdono. Credo bene che non sij stato tralasciato niente, ma mi resta molto oscuro questo successo; se però non sia che non havendo commodo di vindicarsi, venga riputato il mostrare di non sapere.
Le cose d'Italia passano con molta maraveglia et sospetto di quelli che osservano che il conte di Fuentes6 (quale, vivendo il re et armandosi potentemente per tutta Francia, restava senza far provisione alcuna) hora, reinfoderate le armi francesi, faccia sollecita provisione, così faciendo passar Svizzero et Todeschi come battendo tamburo nelli Stati suoi. Credono alcuni che quel sia per muover le armi al duca di Savoia o ad altri ma li più avveduti hanno opinione che sij per haver a discrettione et lui et li altri Italiani, et fare che condescendino alli partiti che proporanno.
Pare che vi sij qualche moto in Grisoni perché, passando per li Stati loro, li capi de' Todeschi che si levano in Tirolo siano stati fatti prigioni, come quelli che senza licentia hanno ardito di transitare. Io dubito che sarà occupata la Valtellina et il duca di Savoia fatto spagnolo et la Republica et l'Italia serrate. Propongono al duca la guerra di Geneva. Certamente, se la mano potente di Dio non rivolta le cose, come spesso sul fare, li pericoli sono grandi.
Ma per passar alle cose nostre, io ancora son molto in pena come si potrà continuar la nostra comunicatione doppo la partita del signor *Foscarini, né per hora so trovar alcun rimedio, salvo che per il tempo che il *Barbarigo starà in Turino, che sarà ancora circa un anno, usando il mezzo suo; in questo tempo forse nascerà qualche altra occasione. Veniranno doi ambasciatori straordinarij per le condoglienza et gratulationi col nuovo re7 ; sarà loro secretario Agostino *Dolce, persona col quale tengo grand'amicizia, se all'hora Vostra Signoria haverà qualche libro che meriti, potrà, serratolo et sigillato, farlo consegnar a lui che ritornando lo metterà appresso le cose sue per portarmelo. Sarebbe longa cosa se io raccontassi a Vostra Signoria li mali causati dalla lettera8, per esser molti et grandi. Ma Dio perdoni a chi favoriva più li nimici che li amici. Cessata in parte quell'occasione, mi son risoluto di mutare la deliberatione intorno la trattatione con monsignor *di Thou et già per il corriere passato gli scrissi una lettera dalla quale, credo, sarà restato sodisfatto9.
Io non farei fine di trattar con Vostra Sigoria, senza rispetto della noia che li do, ma instando l'hora di spedir le lettere, farò fine pregando Dio che doni ogni felicità a Vostra Signoria, alla quale bascio la mano.
Di Vinetia, il 22 giugno 1610