1611-09-13.A Groslot
Molto illustre signor colendissimo
Io ho veduto quella di Vostra Signoria a monsignor *Asselineau, né occorreva che ella si scusasse di non havermi scritto per quest'ultimo spazzo perché, sì come io ricevo sempre con gran piacere le sue, così desidero che per scrivermi ella non si incommodi et massime perché so che non lo tralasciarebbe, se non per gran causa. Ma io resterei satisfatto anco quando non fosse per altro per suo commodo. Lasciamo da canto le ceremonie, le quali non sono pertinenti in una sincera amicitia, come tra noi.
Da alcuni giorni in qua, habbiamo nuove assai importanti in Italia. Li Spagnoli si sono impadroniti d'un luoco de' Genoesi, chiamato Sassello4, il qual è posto alli confini del Monferrato et del Piemonte; sì che non possono soccorsi insieme. L'altra che, havendo li Spagnoli acquistato già alcuni anni il marchesato di Finale che è posto sopra il mar di Genoa, non potevano però dal Stato di Milano passar in quel luoco senza far transito per il Genoese; hora, con l'intermedio di Sassello, passano dal Stato di Milano nel Finale et per consequente al mare, sempre sul loro. Cosa di molto momento poiché non haveranno più bisogno de' Genoesi per passar le genti d'armi di Spagna et di Napoli nel ducato di Milano. Tutti li prìncipi italiani restano poco contenti ma li duchi di Savoia et di Mantoa molto ingelositi. Con tutto ciò, facendo il mio pronostico, tengo che li Spagnoli non renderanno il luogo et che finalmente ogn'uno se la porterà in pace.
In Sicilia è occorso che volendo il viceré5 punir un prete, non so per che delitto6, egli si salvò in chiesa et l'arcivescovo7 lo diffendeva et per esser prete et per esser in chiesa: le quali cose non ostanti, il viceré lo fece levar di chiesa et impiccare immediate. L'arcivescovo pronunciò il viceré scommunicato et il viceré fece piantar una forca inanzi la porta del vescovato, con un editto di pena del laccio a quelli che erano di fuora se entravano, et a quelli di dentro se uscivano fuora. Di questo è stato mandato corrier espresso a Roma, dove non hanno molto piacer che si parli di successi di questo genere, atteso che per queste cause di giuridittione ecclesiastica pare che in tutti i luochi nascano controversie et che essi per tutto la perdino.
Se Vostra Signoria intenderà che Siciliani habbiano decretato represagli contro i mercanti venetiani per causa d'un loro credito vecchio, non l'habbia per cosa di consequentia perché non passerà li termini di negotio.
Intendo che in Francia vi sia passato qualche disgusto tra il nuntio et il Parlamento; desidero saper che cosa sia. Mi vien anco detto che siano stati diversi libri contro Bellarmino: desidero havere qualche relatione del contenuto et se sono opere che metti conto vederle. Si è veduto qui alcune cose de' Anglesi in questa materia, assai buone: non credo però che i Romani penseranno di fare risposta, ma lascieranno la cura alli giesuiti che sono di là da' monti. Il papa ha dimandato in gratia il vicario di Padoa, scacciato, ma in vano.
Già otto giorni, fu prigione *Castelvetro dall'Inquisitione. L'ambasciator d'Inghilterra8 l'ha dimandato, la Republica l'ha donato havendolo cavato di prigione senza dir niente all'Inquisitione, al nunzio né altro ecclesiastico: che è passo maggior che mai sia fatto, perché l'Ufficio sin hora è dependuto da Roma, se ben la Republica ha l'assistenza et con quella impedito la tirannide9. Havergli aperto la prigione senza dir niente, è cosa grandissima, ma chi l'ha fatto, non ha pensato la consequenza. Se il papa tacerà, è perduto; se dirà, overo perderà tanto più, overo si romperà. È negotio maggior che di Ceneda perché in questo il papa si vale col sopportare et portar tempo in oltre.
Mi è venuto occasione molto propria di parlare con il successore di Barbarigo10, il quale è persona di molta capacità et m'ha ricercato d'haver per mio mezzo communicatione in Francia nel tempo che sarà in Turino. Et io li ho fatto mentione del signor *dell'Isle in maniera tale che egli m'ha pregato instantissimamente di volerlo supplicare a riceverlo per amico et incomminciar corrispondenza seco nel tempo che sarà in quel luoco, mostrandomi haver a punto desiderio di persona sensata che gli sappi giudicare le cose. Ma appresso di questo, egli haverebbe molto caro havuto una persona che di Parigi lo avisasse delle cose occorrenti, acciò le sapesse alli suoi tempi frescamente. Son andato pensando che, per mezo del medesimo signor de l'Isle, vi potesse haver o quel che invia le sue lettere, o qualche altro perché, per ogni buon rispetto, havendo un ambasciator papista in Francia, conviene servirsi di quello di Turino per far qualche cosa di bene per la religione. Et prego Vostra Signoria che di questo mi dia qualche risposta, avertendola che mi sarà grata quelle che gli piacerà darmi.
Li dirò anco appresso, per mio ineresse, che mi sento, con molto danno, privato della comunicazione di monsignor *Leschassier, il quale io stimo, et liberamente dico che dalle sue lettere ho tratto molto frutto. Io la vorrei tornar in piedi per mezo di Vostra Signoria, ma cosa lunga sarebbe se le mie lettere et le sue havessero da capitar prima costì. Se quel gentilhuomo —che è mediatore di far passar lettere tra lei et *Barbarigo— potesse farli insieme passar qualche mia ad esso signor Leschassier, et scambievolmente qualche sua a me, lo riceverei in molta gratia et beneficio. Et di questo, sì come anco della precedente proposta, ne aspetterò risposta, che sarà il fine di questa. Con che li bascio la mano, insieme con il signor *Molino et padre maestro Fulgentio11.
Di Vinetia, li 13 settembre 1611.