1611-11-08.A Groslot
Molto illustre signor colendissimo
L'ultima mia fu delli 25 ottobre4 et per questo spazzo ho ricevuto le due congionte di Vostra Signoria del 1° et delli 13 dello stesso mese. Il signor *Barbarigo mi scrive d'haver ricevuto la Censura della Sorbona et il libro di *Servino da Vostra Signoria, per inviarmeli. Ma, volendoli prima leggere, me li manderà per il seguente dispazzo, di modo che fra quattro giorni li haverò, et ne ringratio Vostra Signoria, essendo cose che molto desideravo vedere.
Io sento con molto dispiacere la differentia avvenuta nell'assemblea ma più mi penetra il timore che le cose non passino più inanzi, perché li scoperti traditori non torneranno mai buoni, et la contagione potrà infettar degli altri. Poca speranza vi è che possino esser redutti perché la sanità non è contagiosa, ma il morbo solo. Nondimeno dobbiamo credere che Dio non haverebbe permesso questo male, se non per farlo terminare a qualche bene.
Si ritruova in questa città Jacques Badovere5, venuto per andar a Roma, per quello che io credo, assai incotonato6. Haverà però bisogno di esser savio acciò non li avvenga l'incontro occorso a Reboul7.
L'occorrenza di Sassello8 è stata et è tale che poteva svegliar etiandio sordi, ma letargici no. In somma, qui tutti sono uniti a mantener l'otio, salvo che il duca di Savoia; ma ho gran dubio che egli non l'intenda bene. Li Spagnoli l'hanno messo in non confidenza con li figlioli. Adesso ha posto guardia al primo (e questo è certo), altri dicono acciò non fugga, altri acciò non si faccia capucino.
La cosa successa in Palermo è stata tolerata9. Di quella del vicario padoano10 si è parimente taciuto, ma fatto far ufficio al duca di Modena, al quale non è data sodisfattione. Di *Castelvetro11, altro non s'è detto, se non ripreso il nuntio perché non habbia protestato. Il papa è risoluto di vivere allegramente et attendere a fare quiete al presente. Il duca di Savoia ha fatto intender alli capucini che nel suo Stato non vuol di loro, se non sudditi naturali suoi. La cosa dispiace, ma si sopporterà. Trattano li Spagnoli di fortificar Cisterna, che è un luoco confine tra il ducato di Milano et di Piemonte, et (quello che importa) che è feudo del vescovato di Pavia, onde dispiacerà et al duca et al papa. Questo lo sopporterà et quello non può resistere.
Habbiamo la morte della regina di Spagna12 et aviso che la vita del duca di Lerma13 sia in pericolo; del quale se la morte succedesse, saria senza nessun dubio con gran mutatione dello Stato presente, non però con pericolo di guerra ma di un genere di otio et di negotio in un altro.
La nostra ciffra, sì come è tanto secura che è impossibile levarla, così ha questo diffetto che un minimo fallo di chi la scrive la rende inintelligibile et anco chi la interpreta ha bisogno di starci molto diligente. A me ancora è avvenuto di dover far fatica assai alcune volte in ritraherla, ma ho qualche regole anco di correger li errori (se non sono più che in un luoco o doi), de quali mi son valuto. Et una è, quando si trovi fallo, incominciar dal fine et tornar in su, sin tanto che il camino dal principio verso il fine et quello dal fine verso il principio pervengano al luoco del fallo.
Quanto al successor di *Barbarigo, egli non è per andar a Turino se non dopo Pascha, onde sin questo mentre potremo pensar diverse cose, et chi sa che forse ad esso Barbarigo non toccasse Francia ? Saranno tre (de' quali egli è uno, l'altro è amico mio, del terzo non haverei confidenza) i quali hanno d'andar in Francia, Spagna et Inghilterra. Mala ventura sarà se de doi non me ne tocca uno et il terzo vada in luoco simile a sé. Ma tornando al futuro di Savoia14, non li mancherà persona che li scriva, come per mestiero, le occorrenze, ma questi tali non le sanno giudicare. Il suo desiderio sarebbe di persona prudente che, quando vi è cosa degna et non volgare, li somministrasse quel giudicio che il presente può far più che l'assente. Ma di questo nel tempo intermedio haveremo occasione di trattare. Io non l'ho veduto ancora questi due giorni, per farli relatione di quello che Vostra Signoria mi scrive in questo particolare et so li sarà gratissimo.
Io non credo di dover dir altro a Vostra Signoria, se non che il gentil'huomo polacco15 che fu qui et mi vidde per parte di monsignor *Du Plessis, havendomi portato sue lettere a quali anco risposi per mezzo di Vostra Signoria, mi disse bene che monsignor Du Plessis mi mandava il libro, ma non sapeva per che via. Io non ne ho nuova ancora, ma ne ho ben veduto un altro et lodo sopra modo l'arte et la fatica la quale, senza dubio, o da lui o da qualche altro sarà aumentata, perché la materia è tanta che ha bisogno di maggior estensione. Et di qui lo giudico perché a me conviene starci molto attento (con tutto che possedi quella materia) soprafacendosi le cose l'una l'altra, essendo —come diciamo noi in termine marinaresco— stivate molto. Onde le persone di mediocre o poca intelligenza difficilmente potranno farne loro profitto. Non ho voluto restar di dirgli questo mio giudicio perché del rimanente —quanto alla verità delle cose et quanto al giudicio dell'autore in sceglierle et applicarle— non vi si può aggionger niente.
Le dirò questo per fine, et senza nessun dubio, Badovere16 va a Roma fare qualche male ad instanza de' giesuiti. Et qui, per non abusar più la patienza di Vostra Signoria in leggere le mie impertinenze, farò fine, basciandoli la mano et pregandolo, se gli occorrerà scrivere a monsignor Du Plessis, farli per mio nome riverenza, dicendoli che di quello che li scrissi non li dirò più altro, sin che da lui non ho risposta. La salutano il signor *Molino et il padre Fulgentio17.
Di Vinetia, li 8 novembre 1611.