1614-10-17.DE Barbarigo
Al molto reverendo signor colendissimo
Il padre maestro Paulo da Venetia, theologo della serenissima Republica.
Venetia
Molto reverendo signor mio colendissimo
Per scriverli qualche cose delle nove di questi paesi, non voglio restar di dar parte a Vostra Signoria reverenda di un martire il quale, giovedì li 9 di questo mese secondo il nostro calendario, il che essendo materia assai curiosa non credo che le sarà discaro l'intenderne qualche particolare1. Questo è stato un vecchio d'intorno settant'anni ferventissimo anabatista2 et che ha vissuto in questa setta per trenta o quarant'anni et in questo tempo è stato altre volte qui prigione et se ne fuggì, è stato prigion poi a Solutorno et di là anco puote liberarsi, il che gli haveva acquistato tanto maggior credito, non negando egli che per opera degli angelli fosse stato liberato. Habitava come era anco ivi nato in Valisail3, luogo et paese sopra questo lago et soggetto a questa città, sette o otto miglia di qua lontano, et ivi facendo quelle funtioni che non sono impedite ad alcuno della sua religione, ne hanno bisogno di alcuna autorita spirituale, o lacia, o di cognitione, o di consenso di alcuno, ma che a lui come più zelante erano più degli altri debite4. Nutriva in molti le sue opinioni, ad altri le andava persuadendo; li raccoglieva dentro certo bosco non tanto per la commodità di fugire l'aspetto et la conoscenza degli altri, quanto perché quel luogo era estimato proprio per li suoi esercitij spirituali et di tutti gli altri che non tanto per adoratore, ma ne anco per congregatione admettono tempio alcuno5. A moltissimi lavava il batesimo vecchio et li rebateggiava come comportava il suo rito procurando prima d'instruirli che i dogmi non admettendo che potesse dritamente esser bateggiato chi prima non havesse attuale cognitione della sua credenza, conforme a quello che prima detto qui crediderit che qui baptisti patres fuerit ne volendo ricevere per valevole il batteggiarsi in fide parentem6, come sa benissimo, sono i dogmi degli anabatisti il che però non mi astengo di dirle perché possa comprendere le cose che si sono più havute in consideratione.
Questo non è huomo insigne né per dottrina, né per ingegno, né perché di se stesso si havesse fato seguitare a molti, ma perché veramente vi sono qualche d'uni di questa religione sparsi per il paese i quali se ben grandemente dispiacciono a chi governa et si pruovava di farli assentar dal paese. Il tutto però segue con gran moderatione, essendovi grandissima alienatione d'animo dall'usar gran violentie per rispetto di religione et dal mettersi in concetto di voler far forza alle conscienze, il che potrà ella comprendere dalle maniere che si è venuto in questo fato.
Perché essendo questo in prigione si sono mandati molte volte di questi ministri per trattar con lui et per rimuoverlo dalla sua opinione, ma, come quello che veramente volleva haver fede et non scienza, ha havuto seco pochissimo luogo il discorso. Ma senza questo si potevano anco accomodar le cose perché, non volendo rimuoversi dalle sue opinioni, gli è stato detto che volendo metter confusione in paese con havere religione diversa da gli altri, si sarebbe lasciato uscire di prigione ma che giurasse di non retornar più sopra questo Stato se voleva perseverare nella sua credenza. Et perché non havesse a farsi scrupulo di far giuramento alcuno7, gli veniva offerto che basterà il semplicemente promettere. Et come tanto più consolato doveste partire, gli veniva concesso il condur seco non solo la moglie et figliuoli ma tutti i suoi haveri mobili et vender certi pochi beni che si truova, essendo contadino. Ma né questa oblatione, né l'intimidatione della morte, non volendo riceverle, né moltissime dispute et procurationi che nessun articolo di fede commandasse il morire potendo far di meno, ha potuto disuaderlo dal suo proposito. è ben vero che per un tempo pareva che desiderasse la morte dicendo non essergli cosa noiosa, essendo sicuro di salvarsi l'animo, et se perdeva questa occasione Dio sa quando gliene fusse venuta un'altra di diventar martire. Ma pur in fine cominciò a dire che avertissero questi signori di non tirare sopra se l'ira di Dio col castigare il sangue innocente et che potevano a sua età hormai decrepita conseguir presto dalla natura l'intento della sua morte senza metter mano nel suo sangue. Ma non perciò mai ha voluto partire promettendo di non ritornare dicendo che la terra è di Dio et che alcuno non ha autorità di commandarli che non vi venga con altri di quei concetti che, conforme alla lor setta, leva tutti magistrati et le superiorità. Il qual dogma, pericoloso in tutt'i paesi, tanto più può essere in queste parti dove i popoli tutti, havendo continuamente intronato il cervello di questo nome di libertà, può riuscir sempre molto plausibile tutto quello che compare con questo combattimento et la dottrina degli anabatisti, se ben allontanandosi quanto più sia possibile d'ogni culto cerimonioso, è generalmente molto più discrepante dalla religione catolica che dall'evangelica.
Niente di meno può ben molto più nuocere alla politica delle città evangeliche che hanno molti suditi et governi non tanto popolare, di quello che farebbe alla maggior parte de cantoni catolici che hanno villaggi [dove8] la giustizia criminale si suole amministrar qui dal consiglio de i Cinquanta9, ma questa sentenza si è fatta nel consiglio de i Ducento10, al quale è commessa l'amministratione intiera di tutta la republica et anco questa nelle cose molto importanti et essentiali et che perciò si congrega rarissime volte. Essendosi questa sentenza estimata di molto momento et essendo seguita con un disgusto et un dispiacere incredibile di tutti, tirati a viva forza dall'ostinatione di costui che non ha voluto accettare nessun partito per il quale si potesse non condennarlo.
Hora diversi di quelli che mi hanno parlato di questo accidente, tutti hanno procurato di rimuovere l'opinione che sia fatto morire per causa di religione, ma per la disobedienza che, essendo commandato di uscire dal paese, non habbia voluto farlo. Et qualche d'uno di quelli che hanno più pratica del mondo et manco scrupoli, mi ha toccato che questa non era materia di tanta consideratione poiché questi anabatisti erano di quelli nella loro religione ch'erano come ve ne sono nell'altra, di quelli che, quando non possono più travagliare il mondo con l'essere veramente molto più tristi de gli altri, si mettono poi a farlo col simularsi più buoni, et come quelli che per i loro misfatti sono da tutte le parti attorniati dalle forche, si fanno poi capucini.
È stato fatto morire in publico perché hanno lege che non si possa far morire alcuno se non nei luoghi ordinarij et si aspettava che nel andar al patibolo dovesse far qualche predica, ma però non si è curato di parlare cosa alcuna, ma è sempre andato con una maniera non curante et con ogni dimostratione di stimar pochissimo la morte in segni di credito, se ben veramente vi sono qualche d'uno segretamente delle sue opinioni et che ad ogni facia la dimostratione non sia così facile il castigo, non però si è creduto cosa notabile. Credo anco oltre il resto sia potuto seguire perché essendo quella dottrina tanto lontana da ogni ceremonia et tanto priva di mortificatione, non hanno così facile occasione i suoi settatori di palesarsi con segni o di riverenza straordinaria verso i suoi martiri o di ressentimento. Il più confuso -non credo sia cosa sconvenevole- doppo il reo è stato il maestro di giustitia, il quale mentre alcuni ministri che l'accompagnavano, non tanto per persuaderlo quanto per non li dar tempo di parlare, gli andavano predicando, egli tra le altre cose disse loro che potevano tacere, perché haveva fatto anche senza discorsi, che haverebbe anco fatto quel poco rimanente che gli avanzava; et il maestro di giustitia disse loro che tacessero un poco et che se egli voleva dire qualche cosa lo lasciassero dire. A che mostrando sdegno, i ministri gli dissero che ancora non era nelle sue mani et non tornava a lui impacciarsi. Così, quando fu rimesso a lui perché dovesse esequire la sentenza gli disse esso maestro di giustitia che all'hora era nelle sue mani et, se voleva dire qualcosa, dicesse: ma egli non volse dir altro. Lo servì del suo ministerio con le lagrime agli occhi molto profuse.
Et havendo esequita l'opera, essendo solito che dica ad uno del consiglio che era a vedere ad esequir la sentenza, che se ha ben esequito la sentenza di quel pover'huomo secondo il rito dell'Imperio et della città et i commandamenti del consiglio e cose in cura, dimostandosi per quel povero huomo il mal fattore, quasi che non convenga nominare il suo nome, il maestro di giustitia in luogo di dire quel pover'huomo disse il suo nome Giovanni Landis. Et quel del consiglio, con segno di poco gusto, essendo solito dire che sì che haveva veduto et che lo asseriva, gli aggiungesse che haveva creduto che haveva esequito la sentenza di quel pover'huomo, dicendo questo nome, che non haveva voluto dire il maestro di giustitia. Al qual tuttora non si attribuiscono queste tenerezze solamente per causa di religione ma perché era amico di costui et tutti due professori di certa medicina empirica nella quale si dice che il maestro di giustitia molto vaglia, come quasi tutti i maestri di giustitia di questo paese ne fanno professione; et anco gli anabatisti. Miracoli. Essendo seguita la giustitia sotto un altro, è venuto un vento che ha fatto cadere molte foglie sopra il corpo morto, che volesse dire non essere gran cosa che d'autuno caschino delle foglie tanto sarebbe quanto voler negare il miracolo … il che però qui non se ne facendo molta professione di miracoli, non si mette conto a conto.
Con questa occasione non voglio restare di aggiungere due historiole per finir l'opera, che mi sono state raccontate anco a me.
L'una è di un citadino qui di Zurigo, il quale essendo anabatista spessissimo venivano de suoi confratelli che passavano di qua a cena di sera et alloggiar con lui per la comunità delle cose senza pagar niente; onde egli che haverebbe havuto più cara quella religione per far comuni a se le cose d'altri che per far usarne ad altri le proprie, si è ritirato da quella dottrina et per mostrare quanto di buon cuore lo habbia fatto, si è risoluto poi di dare ad usura.
Un altro a Bada11 essendo insieme con la moglie condennato all'alto supplicio andò su al patibolo con grandissima costanza confortando sua moglie, che si nominava Margherita, col chiamarla spesso per nome et confortandola sin all'ultimo punto. Ma quando ella fu morta, egli che non haveva chi lo confortasse, si ridusse et pregò la morte.
Sono corse per questi quartieri di stranie voci dell'Analt12 […] sì che si fosse retirato a Brusselles. Si dice che i signori d'Allemagna vogliano far da vero però sin'hora hanno spedito un corriero all'illustrissimo signor per intendere se quel che fa il *Spinola è di suo ordine, non so se questo basterà.
Qui si vive in sospetto che, quando il duca di Savoia haverà fornito di travagli dalla parte d'Italia, lo farà poi da quest'altra, a me non nuociono questi sospetti.
È cosa bella che l'armata di Francia ha ricercato il passo a Berna per 300 Borgognoni che devono andare nello Stato di Milano non l'ha ottenuto, né questo credo mi noccia. Dalla parte di Cleves13 vengono avisi che si farà la lega, da quella dell'Haya in contrario, si vedrà. Et tra tanto a Vostra Signoria bacio affettuosamente le mani.
Di Zurigo li 17 ottobre 1614
Di Vostra Signoria molto reverenda
Servitore affettionatissimo