1615-06-11.A Contarini S
All'illustrissimo et eccellentissimo signor colendissimo.
Il signor ambasciator veneto appresso la Santità del sommo pontefice.
Roma
Illustrissimo et eccellentissimo Signor colendissimo
Io credo che si possi dar intiera sodisfattione nel negotio delle monache, poiché la indoglienza che altri possa fare o sarà tratta dall'haver mosso le monache di dove erano, o dall'haverle trasportate dove sono1. Per il primo il concilio2, sess. 25 c. 5, non solo concede, ma ordina alli vescovi che transferriscano nelle città le monache che sono fuori, esposte alli furti et altre insolenze di cattive persone; in modo che non è mancato la legitima autorità per far quest'attione. Se si dicesse che si poteva scrivere la modesta risposta è pronta, che non occorre dar molestia dove non fa bisogno et che il concilio ha commesso questo alli vescovi per sgravar li maggiori.
Ma la reale è che si vorrebbe tirar a Roma tutti li negotii et haver li vescovi per niente: il che è pregiudicio del principe et del popolo dovendo trattar con longhezza, spesa et incomodo altrove quel che in casa si può concludere con prestezza et facilità. Il che sicome non è da dir mai a chi ha per arcano il tirrar a sé tutta l'autorità, così si debbe con fatti ritenerlo con ogni forza come cosa necessaria per diffendersi dalle oppressioni.
Ma oltre la causa generale, considerata dal concilio in tutti li monasterii, specialmente in questo sempre è stato conosciuto esserci raggione speciale, né mai s'ha potuto effettuare per diversi impedimenti. Sino del 1474 Sisto IV gli concesse perciò un monasterio a Murano: non si poté eseguire. Più volte s'è trattato del luoco di San Gioanni dal Tempio3, con attraversamento di molte difficoltà. Adesso instava accidente che per mera necessità ha constretto a non differre più longamente per servitio de Dio, honor della città et del monasterio. Et questo punto è da aggrandire coll'accennarlo più che con l'esplicarlo. Per conto del luoco dove sono trasferrite, havendone già la santità sua data l'amministratione al patriarca et in quella includendosi tutto l'uso, il patriarca ha potuto ponerle in quel luoco in deposito sicome già vi sono stati posti li pre' di San Francesco per 8 anni. Non è disposto della proprietà, ma del solo uso per tempo. Che di ciò si dovesse avisare sarebbe stato un dar molestia superfluamente, havendo già deputato chi habbia l'amministratione et l'instante necessità ricercava esecutione presta et non negotio; anzi la prestezza è stata procurata più dal patriarca che da altra persona. Che si dica esserci scomuniche, né censure, è una mera vanità. Il concilio è chiaro et se forse in qualche luoco alcun vescovo per simil occorrenze ha scritto, questo sarà stato per secondare quelli che vogliono più di quel che li toca (la congregatione dico), con intaco della propria autorità come molti per ambitione fanno, sì che non senza danno et spesa in qualche luochi non si mette manco una figlia in monasterio senza avisare, quasi che li assenti possino saper meglio le necessità et le convenienze che li presenti. Ma credo in fine che, trattandosi di cosa fatta et inctrattabile, ogni cosa s'acqueterà facilmente.
Questi Fiamenghi tengono per certo che si venirà alle armi in Germania et che il primo moto sarà l'assedio di Giulich4 dalli Spagnoli. Di cosa fatta ci sono preparamenti grandi da ambe le parti; il re della Gran Bretagna, doppo haver tentato di accomodar le cose et far osservar il trattato di Santen5 prima con le bravade et minaccie, poi con concedere a Spagnoli ogni cosa, contentatosi della pace con ogni conditione sarà ridotto in necessità di far demostratione delle sue forze o con usarle o con ritirarsi. È stato prudente il duca di Savoia6, che non s'è ridotto ad angustie così strette d'aspettarne la prova.
Ma se la guerra s'attaca in Germania non può succedere se non cosa notabile. Il paese è tutto aperto salvo che Argentina7, il Palatinato massime, dove si scuopriranno le mire del duca di Baviera per li interessi del cognato duca di Neuburg8 : piacia alla Maestà divina haver misericordia.
Rendo molte gratie a Vostra Eccellenza per l'aviso de giesuiti, dal quale scuopro che la prudenza del morto generale ancora rege et regerà qualche tempo, poiché il suo giudicio è seguito dall'utile et non vi è ambitione che possi attraversarlo. Mentre che quel governo durerà le cose camineranno con la medesma prosperità.
Io resto pregando Dio che doni a Vostra Eccellenza ogni prosperità, alla quale bascio la mano.
Di Venetia, il dì 11 giugno 16159.
Di Vostra Eccellenza illustrissima
Devotissimo servitore
Fra Paulo di Vinetia