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Liste des textes

Titre Trier par ordre croissant Type Scripteur Chiffrement Chiffrement Signature Lieu Source
1609-10-26.A Castrino

Copie

Jacques Dupuy1

non chiffrée

non signée

Venise

BnF, Dupuy 766, f. 41v-42r2.

1609-10-23.A Priuli

Autographe

Paolo Sarpi

non chiffrée

f. Paulo di Vinetia

Venise

BNM, ms. it. VII, 172 (=6507), n°21.

1609-10-16.DE Duplessis

Copie

1

non chiffrée

non signée

Saumur

BU Sorbonne, ms 3682, f. 103v-105r.

1609-10-16.A Priuli

Autographe

Paolo Sarpi

non chiffrée

f. Paulo di Vinetia

Venise

BNM, ms.it. VII, 172 (=6507), n°11.

1609-10-16.A Foscarini

Copie

1

partiellement chiffrée

2       3

[Innanzi che io passi a scrivere a Vostra Eccellenza alcuna delle cose di qui, risponderò alli due sensi che ella tocca nella mia et ad un altro toccato in quella del signor Nicolò *Contarini.
Quanto al primo, che è del cittadino di Trieste4, ogni ragione induce a credere che sarà trattato con esso lui conforme al debito. Ho voluto evocare5 alcuno delli nostri amici del colleggio, il quale mi ha risposto come quello di Torcello e di Anguillara; questo par sin'hora buona dispositione. Alfonso Cassi6 ha fatto passar fama che egli ha ordine di procurarli favori ed anco d'introdurlo. Questo secondo sarebbe assai male, ma non alieno dall'ambitione cenedese, la quale fa insopportabile il signor Gregorio Coseo. Non havrà a caro trattar particolarmente, manco con l'amico precursore e forse anco il 47 750 37 54 75 64 72 3 54, ma D. Agostino non resterà e Vostra Eccellenza stij riposata che le cose passeranno bene. Io vado credendo che il conte Ambrosio haverà scritto quello che si è fatto in Ceneda e questo importerà molto più che facci far una lettera, che venghi di fuora, che mille officii. Si farà ufficio che da Torcello sij anco indorato il quadro, acciò la pittura riesca più bella.
Se bene non si parla più, per hora, della 75 42 430 42 63 557 mandata da Ceneda7, con tutto ciò Agostino Andreini n'ha qualche pensiero, sapendo le arti di Lendenara, e massime per le cose che Il conte Ambrosio scrisse di esso al signor Gregorio Vampa. La natura del sudetto Agostino è molto piegevole alli consiglio degli amici: basta assai accennarli. Sa il signor Ambrosio tutto, a chi ha 27 5 20 53 34 359 26 43 54 63, ed ogni cosa è passata per sua mano. Certo è che tutti sono capitati onde, se alcuna cosa è andata in mano di Pietro Massimo in Francia, conviene li sij stata data da quelli medesimi a chi fu scritta; cosa che mi parebbe molto strana, per non dire incredibile. Vero è che il signor conte Ambrosio dice bene che tutta è materia corrotta ma, finalmente, chi vorrà guardar le cose 53 340 354 84 34 106 possono andare in mano di tutti8. Io prego a Vostra Eccellenza in nome di Agostino, di due cose: una di scriverli in due parole quello che debbe fare all'avvenire, l'altra se può fare alcuna cosa per rimediare al passato. Ha trovato questo temperamento di non 53 340 35 64 752 84 27 59 42 82 54 70 375 723 54 65 352 57 ad alcun rosso. Di nuovo, prego Vostra Eccellenza a rispondere alli due punti in due parole e senza cerimonie, avvertendola che sarà obedita.]9
Quanto s'aspetta a Alfonso Grasso : la sua natura aspra e difficile, sa che egli non è grato né in Padova, né in Vicenza, né in Marostica e —quello che importa più— né egli si loda di alcuno di quelli. In due parole, è odioso e odiante, né bisogna sperare che persuasione possi in lui più che in una pietra, e sij detto senza hiperbole. Altre volte, io credeva che almeno fosse di buona mente, hora tengo che non fa il male che non sa e non è credibile quanto in verità si sorge. Ha parlato di 25 40 62 45 con tanta mala gratia che non si può dire più, se ve ne fosse grandissima volontà, la farebbe passare ; credo sij conosciuto benissimo da Valerio Schiavone e lo tenga per scriverne a male, ad instanza di Ludovico da Lendenara e Paolo da Cologna. Si vedono chiari effetti.
Io non posso cavarmi di capo che Cesare Pitti e Terzi Caldo non faccino ad ingannarsi l'un l'altro. Mi par di vederlo troppo chiaro. Se mo' l'effetto riuscirà altro, dirò : m'ingannava. In Terzi non appare se non pensiero di avantaggiare le cose sue in Spagna, perché in Ceneda puoco può haver, se non parole. Nel Cesare non vi è se non ambitione di parere 57 35 45 47 43 35 34 625 42 75 83 75 42 31 554 ma non vuole 27 520 42 635 95 70.
Ho visitata la signora cancelliera e trovatola tanto consolata che non si può dir più10 ; s'abbattè anco il signor gran cancellier11 che fece longo discorso delle sodisfattioni che ha delle lettere di Vostra Eccellenza. Egli tiene a punto quel concetto che ella scrive a me cioè che non sarà meno padre del signor segretario che egli proprio e, non solo, è pienamente sodisfatto, ma ancora certificato in sé medesimo che ciò debba esser perpetuo.
Ho ragionato questi giorni con un gran senatore vecchio in materia delli ambasciadori della Republica, il quale di lei mi ha detto questi particolari che sono anni trenta doppo che egli va in pregadi, che sempre ha veduti gli ambasciadori esser necessitati -per non poter egli[no] penetrar ogni cosa- a retrattar le cose scritte bene spesso e che a lei, in due anni, mai è occorso ritrattar niente, e però bisogna che la diligenza sua sia infinita; e mi ha più volte replicato che è cosa non avvenuta mai ad alcuno. Mi disse anco che le sue lettere mai sono state tediose, che ella scrive chiaramente e senza affettatione. Io sentii di questo gran contento ma fu ben contrapesato 2 54 27 50 455 735 472 454 : disse che non valeva niente a fatto, cosa di che hebbi gran dolore.
Mi duole che Vostra Eccellenza haveà una gran spesa per il transito del Contarini12, oltre le molte quotidiane per li gentilhuomini che sono costì e quelli che per lo passato ha havuto. Però siamo al fine; veggo che ella non ha altra mira che l'honore. Iddio nel rimanente aiuterà.
Se intenderò qualche cosa del Triestino, scriverò per Anversa, sì come ho scritto una sotto li 16 e l'altra sotto li 23; le quali intenderò volentieri se sono capitate.
Li 16 d'ottobre 1609

 

 

1. Cette lettre fait partie des saisies du nonce en France, Roberto *Ubaldini, sur ordre du cardinal-neveu, Scipione *Borghese afin de fonder la constitution d'un procès en hérésie contre Paolo Sarpi, considéré comme le plus actif des théologiens opposés à Rome pendant l'affaire de l'Interdit. Si Marcantonio *Cappello, Antonio *Ribetti, Fulgenzio *Manfredi ou Gasparo Lonigo se sont rendus, le nonce Berlingerio *Gessi sait qu'il n'y a rien à espérer de Sarpi qui a même envoyé une fin de non recevoir aux inquisiteurs romains qui l'ont sommé de comparaître personaliter (voir lettre 1606-11-26 aux inquisiteurs). Après avoir tenté, en vain, d'obtenir des lettres compromettantes avec l'aide des Français, Ubaldini a essayé per altro rimedio c'est-à-dire qu'il a 'utilisé' le mécontentement d'un secrétaire de Foscarini, Niccolò Pallavicino, et la soumission d'un de ses 'clients', Mario Volta, pour obtenir copies des lettres de Sarpi. Pour plus de détails, voir Pietro Savio, « Per l'epistolario di Paolo Sarpi », in Ævum, XI (1937), p. 85-90.
2. La copie ne comprend pas l'adresse.
3. Manque dans la copie.
4. Voir Notices biographiques : Cornelis van der *Myle.
5. Ici, Pietro Savio lit toccare.
6. Voir Notices biographiques : Jean *Bochard, sieur de Champigny.
7. Voir la lettre 1609-09-29 à Foscarini.
8. Traitant assez ouvertement de sa correspondance avec Foscarini et les réformés français, Paolo Sarpi exprime clairement sa confiance dans la sécurité de ses échanges ; se sent-il protégé par le chiffrement de ses lettres ? Pas conplètement, puisqu'il décide de ne plus écrive de sa main.
9. Passage absent des éditions Bianchi-Giovini et Polidori.
10. Voir lettre 1609-09-10 à Foscarini.
11. Depuis le 30 mai 1608, le grand chancelier est Bonifacio Antelami.
12. Francesco *Contarini, envoyé comme ambassaeur extraordinaire auprès du roi Jacques I d'Angleterre, doit passer par Paris.

non signée

Venise

ASVat, Fondo Borghese II, 451, f. 16r-20r.

1609-10-14.A Foscarini

Copie

1

partiellement chiffrée

2       3

Se bene il negotio dell'abbadia4 non ha sortito il fine che si desiderava, nondimeno è composto con dignità e le conseguenze che alla giornata occorrono, si trattano con la gravità stessa. Già era creata qualche persecutione contra questi monachi e preti del luogo che havevano adherito a don Fulgentio5, e sono stati protetti, ma in queste occorrenze il signor Antonio *Priuli si governa con indicibil destrezza, come è suo solito.

Non so se il bando dato dal conseglio di X all'abbate Cornaro6 farà nascere qualche nuova controversia. Io credo che no; ma in qualunque modo, come seguì la concordia che li ecclesiastici hanno voluto disguisare.

La nostra Historia7 è condotta quasi al fine ma con particolar che fa un giusto volume. Non so mo' quello che sarò per fare; sto in molta ambiguità che alcuno non interpreti in sinistro, se si li communica ; dall'altro canto, se non si fa e li scrittori non informati dicano cose pregiuditiali, la colpa sarà la nostra, che non li haveremo informati. Desidero in questo anco il parere di Vostra Eccellenza.

Mi sa gran nuova quella che li principi di Germania habbiano risoluto voler dipendere dal re di Francia; questo farà che non si vedrà guerra, perché converranno li Austriaci cedere a tante forze.

Delli quattro fogli scritti da Baduer8 vengo avvisato anche da altra persona, senonché quella mi aggionge che non ha piaciuto al consiglio, come quella che pedantizza troppo e non ecceda l'officio di mezo, passando in quello di consigliero.

Ma venendo alle cose nostre particolari, non so come possa esser sincerità Terzi Capra verso il conte Cesare Piovene, atteso che dall'altro canto riceve doni da Paolo Porzo. Se il conte Cesare ricevesse Christoforo Moro, sarebbe cosa molto a proposito per li disegni di Lendenara, ma ricevendolo bisogna ben tenere che non potrà sperare conventioni con Ludovico Gramo, se ben credo che né anco adesso ne possi sperar più niente che poco; ma pure il conte si è incapricciato a volerlo vincere, se bene è cosa possibile farlo come volare ed io non so credere perché egli batta tanto questo chiodo. Li Vicentini respondono sempre a Alfonso tutto scusando, con dire che vi bisognarebbe la compagnia di esso Ludovico; e forse fanno bene perché esso non fa mai altro che predicare, anzi pedantizzare che si stij bene con lui. Agostino non crede che debba mai essere utile alla communità di Marostica il congiungersi co 'l conte Cesare perché vorrà havere non uguali, né inferiori ma servitori. Li Veronesi, senza alcun dubbio, sono migliori e per questa ragione e perché hanno realtà maggiore. Li Cenedesi sono tutti persone da non fidarsi; haverli per adversarij non lodo, ma tanta amicitia quanta ci è di presente basta -senza haverla maggiore- mentre che la cosa non passa più oltre che quando si desse mano a quella caccia di Cittadella. Sarebbe ben necessario esser cenedese o colognese, a parte che fare secondo il solito di stare a veder la mischia, che sarebbe consiglio pernicioso, facendosi la caccia così vicino a Marostica, ed allhora converrebbe il deliberare il manco male. Il quale in verità è difficile da scorgere perché l'amicitia e vicinanza de Colognesi è molto pericolosa. Ma, tornando all'amicitia di Francia con Terzi, se si darà qualche pegno o cautione, non in cose mobili ma in beni stabili, si potrà credere qualche cosa quando no, io resto nella mia pertinaccia che sij un gioco da ambe le parti o almeno da una.

In questo punto che io scrivo, mi viene alla mani una di Vostra Eccellenza delli 14, ché sino ad hora non havevo ricevuta se non quella de 26. Agostino tiene che tra Vicentini siano alcuni, quali avvisano Alberto Scoto9 di quello che il conte Ambrosio scrive da Spagnoli Cenedaed, immediate, esso Alberto scrive qualche cosa per contrasegno, come detto da Guido Altori10 o dal Ludovico Lecci, e credo che haverà gran parte quello che ha scritto a Ambrosio questi bei concetti amorosi. Certo, vi è una mano di huomini molto cattivi, è cosa conosciuta da tutti gli amici. Come che il 47 750 45 57 35 86 4 57 35 40 954 non è molto diligente, è stato tentato di riscaldarlo così da signor Gregorio Valeresso come anco da altri, e fatti officij molto efficaci ma in fatto senza profitto. Ma il signor Ambrosio non debbe dubitare che io li scrivessi mai parola che potesse causar disgusto, sarei bene impertinente, anzi sciocco, quando lo facessi. Le darò bene qualche moto, come gli ne ho dati molti per lo passato ma tale che egli creda da ma proprio e non da altri.

Qui habbiamo diverse nove delle quali mi par dovere dar conto a Vostra Eccellenza, che ella potrà vedere se hanno rincontro di verità. Il re di Spagna ha conferito l'arcivescovado di Monreale al cardinal di Savoia11. La infanta di Fiandra12 domanda al duca di Savoia una delle sue figlie per allevarla come sua. In Valenza s'intende che li mori tumultuassero e tenessero qualche prattica con quelli d'Africa, per lo che l'armata passeggia quei mari acciò non le vada qualche aiuto. Dicesi che il duca di Baviera13 habbia sminuita la guarnigione che teneva in Donavert, donde li cittadini fuorusciti habbino preso animo e sijno entrati e, scacciati il resto de' soldati, habbino rimessa la città in libertà. Dicesi ancora che l'imperator14 incominciasse a mancare dalle promesse alli Boemi, sì come essi incominciavano a disarmarsi, onde si sijno fermati con animo di non passare innanzi, anzi di riarmarsi. Si è anco detto che sij stato preso un capuccino in Alvernia e menato con diligenza a Parigi15.

Nella città nostra, Vostra Eccellenza intenderà per altra parte il bando dato all'abbate Cornaro16. Io dirò di più che alcuni vanno credendo che il papa lo possi privare de' beneficij ecclesiastici e due ragioni portano : una perché, se non fa moto alcuno, confesserà che non sij suo suddito e porterà augumento alle ragioni della Republica, l'altra perché, essendo l'abbate in Roma nel pontificato di Clemente, egli seguita in ragione d'amore una donzella che era al servitio della moglie del signor Giovanni Battista, fratello del papa. Per il che egli, che era all'hora il cardinale Borghese, lo pregò di rispettar la sua cognata e l'abbate fece peggio; onde vogliono che vi possi rimanere qualche seme o reliquia di disgusto.

Queste poche cose ho voluto scrivere per finir la facciata. Se Vostra Eccellenza riceverà tedio leggendola, la supplico a perdonarmi.

Di Venetia, li 14 d'ottobre 1609

 

 

1. Cette lettre fait partie des saisies du nonce en France, Roberto *Ubaldini, sur ordre du cardinal-neveu, Scipione *Borghese afin de fonder la constitution d'un procès en hérésie contre Paolo Sarpi, considéré comme le plus actif des théologiens opposés à Rome pendant l'affaire de l'Interdit. Si Marcantonio *Cappello, Antonio *Ribetti, Fulgenzio *Manfredi ou Gasparo Lonigo se sont rendus, le nonce Berlingerio *Gessi sait qu'il n'y a rien à espérer de Sarpi qui a même envoyé une fin de non recevoir aux inquisiteurs romains qui l'ont sommé de comparaître personaliter (voir lettre 1606-11-26 aux inquisiteurs). Après avoir tenté, en vain, d'obtenir des lettres compromettantes avec l'aide des Français, Ubaldini a essayé per altro rimedio c'est-à-dire qu'il a 'utilisé' le mécontentement d'un secrétaire de Foscarini, Niccolò Pallavicino, et la soumission d'un de ses 'clients', Mario Volta, pour obtenir copies des lettres de Sarpi. Pour plus de détails, voir Pietro Savio, « Per l'epistolario di Paolo Sarpi », in Ævum, XI (1937), p. 85-90.
2. La copie ne comprend pas l'adresse.
3. Manque dans la copie.
4. Voir Notices historiques : abbaye de la •Vangadizza.
5. Don Fulgenzio *Tomaselli a été nommé début février 1609 par le général des camaldules, à la tête de l'abbaye de la •Vangadizza.
6. Voir Notices biographiques : Marcantonio *Corner.
7. Voir Notices bibliographiques : Histoire de l'Interdit.
8. Voir Notices biographiques : Jacques *Badoer.
9. Il s'agit de Giovanni Mocenigo.
10. Voir Notices biographiques : François *Savary, comte de Brèves.
11. Maurizio di Savoia (1593-1657), fils cadet du duc Carlo Emanuele I et petit-fils de Philippe II d'Espagne est destiné à la carrière ecclésiastique pour des motifs politiques ; il est fait cardinal dès l'âge de 15 ans. Voir l'article Mario Zucchi, Il cardinale Maurizio di Savoia e l'arcivescovato di Monreale, Firenze, Olschki, 1936.
12. Isabelle de Habsbourg d'Espagne (1566-1633), fille de Philippe II, est gouvernante des Pays-Bas espagnols avec son époux Albert, de 1598 à 1621.
13. Voir Notices biographiques : Maximilien I *Wittelsbach.
14. Dans l'ensemble des lettres à Foscarini, le déchiffreur-copiste a transcrit imperador(e) mais les lettres autographes de Sarpi nous permettent de restituer imperator(e).
15. Ce capucin turbulent est Alphonse du Travail né en 1572, à Grenoble, dans une noble famille dauphinoise, acquise à la Réforme. Après des premières études à Genève, il complète sa formation en philosophie et théologie à Padoue où il aurait abjuré le protestantisme. Rentré en France, il se consacre au métier des armes pour résister aux Français et, en 1595, il entre dans l'ordre des capucins et prend le nom d'Hilaire de Grenoble. Toutefois, il se montre peu soumis à la discipline : c'était le type accompli du religieux gyrovague écrit son biographe. Il s'engage dans des intrigues plus ou moins politiques avec Henriette d'Entragues, favorite du roi, qui l'entraînent jusqu'à Rome, en 1600. Rentré en France, il est l'objet de la surveillance du nonce apostolique, Innocenzo Del Bufalo. Ayant repris ses frasques, ses supérieurs l'emprisonnent à Lyon en 1603 mais il s'évade et reprend ses intrigues politiques : espion du duc de Savoie pour les uns, intrigant protégé du cardinal François de Sourdis pour les autres, intermédiaire secret entre Villeroy et Luyne pour d'autres encore. En 1605, le Parlement de Paris ouvre un procès sur le complot de la famille d'Entragues contre le roi : Hilaire fuit à Rome mais la police pontificale l'oblige à rentrer en France, en 1606. Absous par le chapitre provincial, il n'en reprend pas moins ses désobéissances au point d'être emprisonné au couvent de Riom, en Auvergne. Libéré sur intervention bienveillante du cardinal *Davy du Perron, il promet de s'amender devant le chapitre général du 3 octobre 1609, et il part pour Paris. Expulsé de l'ordre en 1611, il entre dans les bonnes grâces de la régente qui le nomme aumônier de la cour. Souçonné toutefois avoir voulu attenter à la vie de la reine-mère qui lui aurait refusé l'archevêché de Tours, il est roué en place de Grève le 10 mai 1617. Voir Théotime de Saint-Just, Les capucins de l'ancienne province de Lyon, St-Etienne, 1942, p. 119-126 et aussi le maréchal François de Bassompierre, Journal de ma vie et mémoires, Paris Renouard, 1873, p. 129. L'intérêt bien renseigné de Sarpi pour ce personnage peut se justifier sur deux points. D'une part, Sarpi l'a peut-être rencontré et apprécié à Padoue quand il y faisait ses études ; d'autre part, Sarpi a peut-être eu connaissance de ses intrigues et de ses manigances, à Rome comme à Paris.
16. Voir Notices biographiques : Marcantonio *Corner.

non signée

Venise

ASVat, Fondo Borghese II, 451, f. 76r-82v.

1609-10-13.A Groslot

Copie

Jacques Dupuy1

non chiffrée

non signée

Venise

BnF, Dupuy 766, f. 16r2.

1609-10-13.A Castrino

Autographe

Paolo Sarpi

non chiffrée

F. P.

Venise

BnF, Dupuy 111, f. 24-251.

1609-10-10.A Foscarini

Copie

1

partiellement chiffrée

2       3

Quella di Vostra Eccellenza delli 3, narrandomi il modo come li padri gesuiti acquistano in questo mondo e fanno acquistare agli altri in cielo, senza diminutione anzi augumento in questa vita, mi fa vedere che le cose vanno in circolo e quello che è ito in dissuetudine conviene che torni in usanza.

Già 500 anni in Francia, quelle Chiese usavano un contratto chiamato precario con li laici, in quale il laico cedeva liberamente alla Chiesa la sua possessione ed ella dava a lui da godere durante la sua vita, benché rendessero il triplo. E se l'huomo da bene haveva affetto al suo particolare, si contentavano anco —donandolo egli liberamente alla Chiesa— darle da godere l'istesso durante la sua vita con altri beni che rendessero il duplo, sì che ogni un poteva triplicar le sue entrate vivendo ed anco farsi amici qui reciperent in æterna tabernacula4. Modo molto più utile che investir su la vita perché questo non fa se non duplicare in terra, senza acquisto in cielo, e quello triplicava in terra centuplicando in cielo. Mi è stato grato intendere come li buoni padri, restitutori dell'antichità, ritornano in uso li buoni costumi vecchi. Intendo per buona via che vi sij costì stretti trattati di cacciarli di Germania, con che con difficoltà essi potranno difendersi, e persona molto saputa mi dà termine dui anni.

Vengo avvisato che havendo li Boemi in gran parte disarmato, anco l'imperatore ha in gran parte mancato dagli accordi, onde pare che di nuovo voglino armarsi. Il prencipe di Analt5 partì al certo ma (gran cosa) che di Germania vengono lettere contrarie : altre che ha ottenuto tutto quello che ha richiesto, altre che non ha ottenuto niente.

Ho da buon luogo che il lantgravio di Assia6 è andato per persuadere il duca di Sassonia7 a favorire li prencipi nella causa di Clèves8, con promessa di dechiararsi della unione loro, se il duca ricuserà.

Qua si sussura che in Valenza e qualche altri luoghi di Spagna vi sij moto di mori; Vostra Eccellenza lo debbe saper meglio costì.

Ma alle cose nostre, bisogna che la parentela tra l'amico nostro di Ceneda e quello di Torcello9 sia ita in fumo, insieme con tutte le canzoni10. Alberto da Conigliano11 tratta in tal maniera che Ludovico Copo è descritto da lui ed incominciato a predicare da Castellani e creduto da buoni Vicentini, il maggior amico del mondo. Ercole Scandio12 ha ricevuto in dono un ramino13 e bacile d'argento indorato, due secchielle d'argento con le calzette ed un tapeto pretioso da 57 23 04 35 4 623 4 75 40 32 83 54 75 29 75 470, e cento zecchini per uno a dui suoi principali, che farà in Lendenara14 ; ha ricevuto un tal servitiale15 in corpo che lo purgherà forse sopra quello che il medico16 disegna.

Le dirò di nuovo che il re d'Inghilterra ha fondato un colleggio di un preposito, dodici theologi e due historici, de quali la cura debba essere di scrivere a difesa della religione sua, e queste persone debbano essere scritte dal re le più letterate del regno. Io ho veduto la copia dell'instruttione regia, sì che haveremo libri a gran numero.

Vostra Eccellenza haverà inteso l'accidente occorso all'abbate Marcantonio Cornaro17 e la resolutione del conseglio di X sopra quel caso. Non so se a Roma dirannno o taceranno : l'uno e l'latro sarà arduo per loro. Certo è che il nuncio *Gessi haveva speranza che non fosse proceduto in questo caso, fondato non sopra il clericato ma sopra la famiglia18, pur non è successo.

Mi sovviene un altro avviso d'Inghilterra e così confusamente scrivo come le cose mi sovvengono. Sono molti mesi che il re ha procurato havere nelle mani un capucino che stava ascoso, finalmente l'ha pure havuto, con molto contento, e l'ha fatto mettere in prigione, in luogo molto riposto e secreto19.

Di Venetia, li 10 di ottobre 1609

 

 

1. Cette lettre fait partie des saisies du nonce en France, Roberto *Ubaldini, sur ordre du cardinal-neveu, Scipione *Borghese afin de fonder la constitution d'un procès en hérésie contre Paolo Sarpi, considéré comme le plus actif des théologiens opposés à Rome pendant l'affaire de l'Interdit. Si Marcantonio *Cappello, Antonio *Ribetti, Fulgenzio *Manfredi ou Gasparo Lonigo se sont rendus, le nonce Berlingerio *Gessi sait qu'il n'y a rien à espérer de Sarpi qui a même envoyé une fin de non recevoir aux inquisiteurs romains qui l'ont sommé de comparaître personaliter (voir lettre 1606-11-26 aux inquisiteurs). Après avoir tenté, en vain, d'obtenir des lettres compromettantes avec l'aide des Français, Ubaldini a essayé per altro rimedio c'est-à-dire qu'il a 'utilisé' le mécontentement d'un secrétaire de Foscarini, Niccolò Pallavicino, et la soumission d'un de ses 'clients', Mario Volta, pour obtenir copies des lettres de Sarpi. Pour plus de détails, voir Pietro Savio, « Per l'epistolario di Paolo Sarpi », in Ævum, XI (1937), p. 85-90.
2. La copie ne comprend pas l'adresse.
3. Manque dans la copie.
4. Luc, 16,19.
5. Voir Notices biographiques : Christian I von *Anhalt.
6. Ludwig V von Hesse-Darmstad (1577-1626) est l'époux de Magdalena, fille de l'électeur de Brandebourg.
7. Voir Notices biographiques : Christian II *Wettin.
8. Voir Notices historiques : la crise de •Juliers-Clèves.
9. Voir Notices biographiques : Gregorio *Barbarigo.
10. Derrière ce mot, il faut reconnaître une allusion aux lettres qui passent par Turin, afin d'arriver en France.
11. Giovanni Mocenigo est ambassadeur vénitien à Rome.
12. Voir Notices biographiques : Berlingerio *Gessi.
13. Aiguière de cuivre dans laquelle on conserve l'eau chaude pour le lavement des mains.
14. L'affaire de la •Vangadizza vient de se résoudre, en septembre 1609, au bénéfice de Matteo *Priuli, ce qui justifie les libéralités de son père, Antonio *Priuli, envers le nonce apostolique à Venise.
15. Il s'agit d'un clystère.
16. Ici, Pietro Savio lit medesimo.
17. Voir Notices biographiques : Marcantonio *Corner.
18. Sarpi établit ici un distinguo implicite entre le cas de Scipione *Saraceno (abbé de Nervesa dont les frasques ont été le catalyseur de l'affaire de l'interdit) et celui de l'abbé *Corner. En effet, il souligne l'importance de la famille Corner au sein du patriciat vénitien, d'où la ferme intention du conseil des Dix de ne pas faire sortir cette affaire de sa juridiction. Pietro Savio rappelle la lettre du nonce *Gessi à Scipione *Borghese, du 17 octobre 1609, où l'envoyé pontifical décrit sa démarche d'en appeler également au tribunal ecclésiastique mais sans trop d'insistance : Ho lasciato il collegio perché ivi è il doge [Leonardo *Donà] che in questo proposito dice impertinenze, e perché la causa è in mano di capi di X a' quali anco ho stimato meglio non mandare l'auditore né il segretario, acciò non habbia occasione Nicolò *Contarini, che come capo più vecchio parla, di entrare nel rispondergli nelli concetti di fra Paolo servita et di *Marsilio (ASVat, Nunziature Venezia, 40a, f. 89-90).
19. Pendant l'Interdit de 1606, l'ordre capucin s'est rangé du côté de Rome et a voulu mettre en application l'interdiction de célébrer les sacrements, malgré l'opposition des autorités ducales ; à Palmanova (en province de Udine), neuf capucins qui n'ont pas voulu célébrer la messe ont été condamnés à la pendaison. Le jour de leur exécution, en juin 1606, alors qu'ils marchaient à l'échafaud en chantant le Te Deum, l'intervention d'une escouade de soldats a permis de les libérer et ils se sont enfuis sur les terres autrichiennes, toutes proches, et l'un d'entre eux est passé en Angleterre où il a été finalement arrêté. En son temps, cet événement a fait craindre que la Sérénissime République ne bascule dans les guerres de religion, d'où une grande inquiétude. Voir également la lettre 1609-10-13 à Castrino.

non signée

Venise

ASVat, Fondo Borghese II, 451, f. 89r-92v.

1609-10-03.DE Duplessis

Copie

1

non chiffrée

non signée

Saumur

BU Sorbonne, ms 3682, f. 89r-v et 100r.

1609-09-29.A Groslot

Copie

Jacques Dupuy1

non chiffrée

non signée

Venise

BnF, Dupuy 766, f. 15v-16r.2

1609-09-29.A Foscarini

Copie

1

partiellement chiffrée

2        3

Per l'altro corriero Vostra Eccellenza havrà inteso l'uffitio che Alfonso4 tutto fece con li nostri Padovani, dopo il quale ha trattato con diversi e fatto mentione di quei pericoli con tante ciancie che metterebbero confusione all'ordine stesso. Ultimamente, Guido Polani5 ha fatto l'istesso uffitio a Roma con Ladorie Farine, mostrando la lettera medesima6. L'intento affetto o interesse di Cesare Maldonato di voler metter accordo, le fa fare di questi uffitii che Dio vogli non faccino effetti contrarij. Se l'intentione sij buona, quella non si può vedere, ma certo gli effetti non sono buoni. Si intende che Alfonso è per restare ancora; cosa che non è troppo buona, perché ha cominciato ad interessarsi per Casolani. La mortificatione che Ambrosio Rotti ha dato a Pietro Habbi nel fatto di Agotino Lesci, è stata ventura per venire a fine, perché quegli huomini mai la compiscono, quando pigliano a calunniare.

Alberto7, con mirabile artificio, scrive quelle sole cose che fanno per il fine suo, tanto che li Vicentini si vanno persuadendo che il mal animo sij rimesso in quello; sono inclinato a credere che niente più da questi Condesi ci verrà ogni male. Insomma, non veggo miglior amicitia di quella de' Veronesi: con loro si può trattar del pari e sono di natura reali, alieni dagli artificij e simulationi.

Il 34 54 23 43 57 35 47 23 478, che va in Este, disegna far transito per Verona. Ha trattato assai con Verona che è qui9, e credo che farà qualche buon'opera ma il compimento bisogna aspettarlo da Conte Ambrosio, quando vi passerà egli. Da questo che vi passa adesso non si può sperare cose se non mediocri. La volontà è ottima, le forze non molto grandi.

L'instanze intorno il 47 25 07 54 70 45 355 4010 non son stata fatte da tutta quella mano, così in Lendina come in Marostica, per altro, se non per metter discordia tra Giovanni Grani ed il nostro gentil'huomo; e veramente l'hanno ridotta bene, se li Vicentini con l'inventione del cittadino non havessero proveduto11. Bisogna per ogni rispetto tener gran conto di quei da Este, se non fosse se non per mostrarsi grati. Che mi parlino così in altra maniera cotesti da Lendenara non è perché habbino altra opinione, ma perché per rifutatione donano quello che non possono vendere.

Mi vien scritto che il pontefice habbia ringratiato il re dell'editto contro li duelli12, di che stupisco perché la reservatione di dar licenza non può essere più contraria di quello che ella è alla sua pretensione; desidero sapere se è la verità perché io crederei in contrario.

Sto con desiderio di veder qui il cittadino di Trieste13, se bene li deputati padovani che saranno non possono esser peggiori. Veramente, li Vicentini sono costanti e generosi, ma la peste è tutta in Padovani.

Ho caro che le cose della Roccella e di quell'altra città sijno state sospette solamente e certo è prudente consiglio di non scrivere senza certezza, massime quando le cose hanno del miracoloso, come quella della camiscia, la quale da sé si manisfesta falsa perché è impossibile.

Quantunque tutte le ragioni persuadano che, per causa di Clèves14, debbia nascer guerra, nondimeno, attesa la stagione del secolo che così l'abhorrisce, si può creder che non sarà e massime se il re di Francia segua a mostrarsi tanto pronto in aiutare una parte.

Le cose dell'abbadia15 sono affatto stricate né può restare se non qualche reliquie per l'entrate di quest'anno; ma se pur qualche cosa nascerà, si tratterà a Venetia e non a Roma. Adesso mo' vedremo se questa controversia sarà acquetata per dar fine a tutto, com'è stato predicato e veduto da molti, o vero per dar loco a qualche altra che habbia più specie di honestà, come è verisimile. Non è maggiormente da temere la tempesta che dopo una gran calma.

Passa fama che si canonizerà Ignatio, padre delli gesuiti, e che a questo effetto il re contribuirà 100 000 scudi. La cosa è poco simile però io desidero sapere quel che ne sij.

Non sarò maggiormente molesto a Vostra Eccellenza

Di Venetia, il dì 29 di settembre 1609.

 

 

 

1. Cette lettre fait partie des saisies du nonce en France, Roberto *Ubaldini, sur ordre du cardinal-neveu, Scipione *Borghese afin de fonder la constitution d'un procès en hérésie contre Paolo Sarpi, considéré comme le plus actif des théologiens opposés à Rome pendant l'affaire de l'Interdit. Si Marcantonio *Cappello, Antonio *Ribetti, Fulgenzio *Manfredi ou Gasparo Lonigo se sont rendus, le nonce Berlingerio *Gessi sait qu'il n'y a rien à espérer de Sarpi qui a même envoyé une fin de non recevoir aux inquisiteurs romains qui l'ont sommé de comparaître personaliter (voir lettre 1606-11-26 aux inquisiteurs). Après avoir tenté, en vain, d'obtenir des lettres compromettantes avec l'aide des Français, Ubaldini a essayé per altro rimedio c'est-à-dire qu'il a 'utilisé' le mécontentement d'un secrétaire de Foscarini, Niccolò Pallavicino, et la soumission d'un de ses 'clients', Mario Volta, pour obtenir copies des lettres de Sarpi. Pour plus de détails, voir Pietro Savio, « Per l'epistolario di Paolo Sarpi », in Ævum, XI (1937), p. 85-90.
2. La copie ne comprend pas l'adresse.
3. Manque dans la copie.
4. Voir Notices biographiques : Jean *Bochard, sieur de Champigny.
5. Voir Notices biographiques : François *Savary, comte de Brèves.
6. Sarpi fait ici allusion à une lettre présentée au pape par l'ambassadeur français à Rome (Fondo Borghese I, 26, f. 302). Il s'agit du courrier d'un ministre de Genève, en date du 8 mai 1609, qui fait état de l'avancée de la doctrine réformée à Venise, du vibrant succès de la prédication de Fulgenzio *Micanzio et des écrits anti-jésuites qui circulent. A la lecture de ce document rapporté par Pietro Savio (op. cit. , p. 282-3), on ne peut que faire le rapprochement avec la correspondance qui court entre Philippe *Duplessis-Mornay, Pierre *Asselineau, Giovanni *Diodati, David de *Licques et tous ceux qui sont engagés dans ce que Duplessis nomme l'affaire de Venise. Voir Duplessis-Mornay, Mémoires et correspondances pour servir à l'histoire de la réformation…, Paris, Treuttel, 1824, volume X.
7. Giovanni Mocenigo est ambassadeur vénitien à Rome.
8. Voir Notices biographiques : Francesco *Contarini.
9. Voir Notices biographiques : Christoph von *Dohna.
10. Il s'agit du livre du roi d'Angleterre. Voir Notices Bibliographiques : ▪Triplici nodo triplex cuneus.
11. La réception de l'ouvrage du roi anglais ayant été très froide et suivie d'une interdiction, l'ambassadeur anglais a élevé une protestation qui a conduit le sénat vénitien à envoyer Francesco *Contarini auprès du souverain anglais pour le réaffirmer les liens d'amitié entre les deux Etats.
12. L'édit royal d'Henri IV portant reglement pour la défense & punition des duels, contenant vingt articles. Donné à Fontainebleau au mois de juin 1609, enregistré le 26 du même mois par le Parlement de Paris et le 4 août par Le Parlement de Toulouse. Voir lettre 1609-06-20 de Hotman.
13. Voir Notices biographiques : Cornelius van der *Myle.
14. Voir Notices historiques : la crise de •Juliers-Clèves.
15. Vois Notices historiques : l'abbaye de la •Vangadizza.

non signée

Venise

ASVat, Fondo Borghese II, 451, f. 7r-10r.

1609-09-29.A Castrino

Copie

1

partiellement chiffrée

non signée

Venise

ASVat, Fondo Borghese II, 451, f. 133r-135v2.

1609-09-15.A Groslot

Copie

Jacques Dupuy1

non chiffrée

non signée

Venise

BnF, Dupuy 766, f. 15v2.

1609-09-15.A Castrino

Autographe

Paolo Sarpi

non chiffrée

non signée

Venise

BnF, Dupuy 111, f. 23r1.

1609-09-12.A Hotman J

Copie

non chiffrée

non signée

Venise

BnF, Dupuy 663, f. 183v-184r.

1609-09-10.A Foscarini

Copie

1

partiellement chiffrée

2        3

Non posso credere che Terzi Sancino non faccia risolutione così spedita che per quest'anno si scuopra. Il suo gioco sta in tener Cesare Peramore e Paulo Cesani in speranza e gelosia e fare il fatto proprio con ambidue4. Vostra Eccellenza intenderà l'attione Cesare Agazzi come li Vicentini nostri l'habbino sentita. Io mi credeva che fosse un concerto di Guido Coracor e di Alfonso Facio5 ma sono certificatissimo che viene da esso Cesare, il quale è appassionatissimo in questo particolare. Non posso credere che egli habbia altro fine che di compiacere a Paulo Sagredo e farselo amico a spese altrui, pur vi può essere sotto qualche maggior malitia.

In questo particolare farà bisogno che il conte Spina cadi con certezza che Cesare le confermerà l'istesse cose, anzi le amplificherà, e però stij più tosto su 'l rispondere, dicendo che ogni disgratiato può scrivere quello che li piace e molto ci sarebbe che fare, se si volesse attendere a tutte le speranze delli matti, quanti da Lendenara scrivono le sue speranze che Este debbia farsi bianca, e per un solo si farà tanti schiamazzi con intacco dell'honor di tanti re. Forse che le cose dette da Pietro Gallo6 mirano all'istesso. Si vede un gran conspiratione di persone che mirano a questo scopo d'interessare Marostica con Lendenara, che vuol far la aiola. Concludo che i Cenedesi sono insopportabili, doppi, pieni di arte, avantaggiosi, incivili e, se vi è altro effetto cattivo, non sono senza quello.

Mi scrive un amico di costì —al quale credo— che Alfonso sudetto interpreta in sinistro tutte le attioni di li Vicentini e le rappresenta disguisate e storte quanto più può, e che la malignità sua eccede tutti li termini. Ma da 24 420 23 94 252 357 mi vien scritte queste parole portate in nostra lingua : appo il cittadino di Ceneda siamo imputati di tutti li movimenti di Marostica e la passione, ripercossa dall'immobil rocca Cesare Amai, può tanto che ce ne ridonda gravissimi danni, e non so se longamente tollerabili nella piccolezza 25 42 35 54 35 420 325 45 750 23 54 53 94 351. Ho riputato necessario che Vostra Eccelllenza habbia questi due avvisi, acciò faccia qualche buono officio per la nostra accademia. Il che sta in far conoscere, con opportunità, la mala natura delli sudetti Guido7 e Alfonso, e li fini loro di far mercantia delle cose altrui, e guadagnar con gli altrui travagli.

Ho visitato la signora moglie del signor cancelliere grande, e non posso esplicare a Vostra Eccellenza quanto l'ho ritrovata contenta e sodisfatta, e quanto la benedice, e si loda della sua prudenza e destrezza, della quale l'istesso signor cancelliere mi ha fatto encomij8. Ho speranza che ella porterà questo rimanente di tempo al fine con la stessa maturità, con la quale ha medicato tutto il passato, ed io confido che sicome sino al presente la sua ambasciaria è commendata anco dagli incivili, così sarà più all'avvenire. Le affermo senza hiperbole che le sue lettere sono ammirate e li maligni, quando vogliono detrahere, non sanno dire altro, se non che saperebbe fare l'istesso ognuno che volesse rovinarsi co 'l spendere; se mo' questo sij con aggiungere o sminuire la lode, lo lascio al giudicio suo.

E qui faccio fine.

Di Venetia, li 10 di settembre 1609

 

 

1. Cette lettre fait partie des saisies du nonce en France, Roberto *Ubaldini, sur ordre du cardinal-neveu, Scipione *Borghese afin de fonder la constitution d'un procès en hérésie contre Paolo Sarpi, considéré comme le plus actif des théologiens opposés à Rome pendant l'affaire de l'Interdit. Si Marcantonio *Cappello, Antonio *Ribetti, Fulgenzio *Manfredi ou Gasparo Lonigo se sont rendus, le nonce Berlingerio *Gessi sait qu'il n'y a rien à espérer de Sarpi qui a même envoyé une fin de non recevoir aux inquisiteurs romains qui l'ont sommé de comparaître personaliter (voir lettre 1606-11-26 aux inquisiteurs). Après avoir tenté, en vain, d'obtenir des lettres compromettantes avec l'aide des Français, Ubaldini a essayé per altro rimedio c'est-à-dire qu'il a 'utilisé' le mécontentement d'un secrétaire de Foscarini, Niccolò Pallavicino, et la soumission d'un de ses 'clients', Mario Volta, pour obtenir copies des lettres de Sarpi. Pour plus de détails, voir Pietro Savio, « Per l'epistolario di Paolo Sarpi », in Ævum, XI (1937), p. 85-90.
2. La copie ne comprend pas l'adresse.
3. Manque dans la copie.
4. Voir Notices historiques : affaires du duc de •Savoie.
5. Voir Notices biographiques : Jean *Bochard de Champigny.
6. Voir Notices biographiques : Roberto *Ubaldini.
7. Voir Notices biographiques : Charles de *Neufville, seigneur d'Alincourt.
8. Depuis le 30 mai 1605, le grand chancelier (chef de toute la bureaucratie vénitienne) est Bonifacio Antelami.

non signée

Venise

ASVat, Fondo Borghese II, 451, f. 45v-48v.

1609-09-01.A Groslot

Copie

Jacques Dupuy1

non chiffrée

non signée

Venise

BnF, Dupuy 766, f. 15r2.

1609-09-01.A Castrino

Autographe

Paolo Sarpi

non chiffrée

F.P.

Venise

BnF, Dupuy 111, f. 22r1.

1609-08-18.A Groslot

Copie

Jacques Dupuy1

non chiffrée

non signée

Venise

BnF, Dupuy 766, f. 14v-15r2.