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Liste des textes

Titre Trier par ordre décroissant Type Scripteur Chiffrement Chiffrement Signature Lieu Source
1608-06-12.A Groslot

Copie

Jacques Dupuy1

non chiffrée

non signée

Venise

BnF, Dupuy 766, f. 4r2.

1608-06-25.A Foscarini

Copie

1

partiellement chiffrée

2        3

Non fu mai ambasciadore di questa Republica tanto favorito in Francia come Vostra Eccellenza; pertanto spero che il suo servitio debba riuscire di gran beneficio alle cose publiche. Non dubito che Pietro tralasci opera alcuna per servigio di dionisio e con tutto ciò non temo ancora che possi far cosa di momento appresso Cesare. Il tutto è che Dionisio e casa sua sono troppo sertoriani, essendo Valerio4 disposto, come si vede, ancora Alfonso5 e Guido6 , suoi dependenti, pendono a quella parte. E se bene Alfonso e Hercole si possano mettere ambedue in una medaglia, però operano insieme per la detta causa. Ma le cose di Giulio procederanno innanzi, potranno alterar assai e rivoltare ogni cosa.

Delle cose del mondo qui, li giorni passati, non vi si è stata altra occupatione che nell'armare. Il galeone riesce il più bel vascello che sij stato veduto in mare, non si parla se non dell'armata spagnola ed io son di parere che riescerà quest'anno come gli altri.

Tutta questa città era in aspettatione che monsignor d'Alincourt invitasse al battesimo del terzogenito regio7 , però non essendo fatto, ogni uno crede che la cosa anderà in lungo8 . Non ho ancora inteso se il duca di Orliens sij battezzato, né che nome habbia9 .

47 123 60 35 54 37 57 non si tratta cosa alcuna, onde havendo dormito le cose quasi un anno, entro in consideratione che non saranno svegliate più e veramente sarebbero troppo rancide per essere portate in tavola. Si fa sempre qualche nova machinatione 34 54 25 43 35 54 51 75 57 90 52 49 43 57 10 37 47 57, ma sfumano10 .

Sentij gran meraviglia, intesa la deputatione di monsignor di Brèves11 a Roma, dove credo sarà gratissimo, proponendo cose contra Turchi, per discorrerne sopra solamente, ma, per effettuare, non credo sarà sentito volentieri perché bisognarebbe spendere, cosa di che non è opportuno il parlare.

Il signor Iacomo *Badoer mi ha posto terzo appresso una gran dubietà. Io lo veggo essere entrato a far sicurtà in cosa che sarà necessario sij pagata da lui medesimo, imperoché non vedo in me qualità, per qual meriti né quello loco, né altro tra huomini di conto. Prego Vostra Eccellenza ad ammonirlo a tener più conto dell'estimatione sua, la quale dubito che haverà diminuita appresso questi convivanti, havendo posto in così alto grado persona che non merita esser nominata.

In questo spaccio non ho hora che vaglia da scrivere a Vostra Eccellenza, però farò fine con pregarli da Dio Nostro Signore il compimento della sua santa gratia.

La mutatione 25 42 75 10 34 54 75 25 42 24 47 54 non sarà in meglio ma in peggio, per il che non bisogna aspettare miglior 34 71 53 34 75 52 45 47 54 23 42 60 50 che per il passato.

Di Venetia, li 25 di giugno 1608

 

1. Cette lettre fait partie des saisies du nonce en France, Roberto *Ubaldini, sur ordre du cardinal-neveu, Scipione *Borghese afin de fonder la constitution d'un procès en hérésie contre Paolo Sarpi, considéré comme le plus actif des théologiens opposés à Rome pendant l'affaire de l'Interdit. Si Marcantonio *Cappello, Antonio *Ribetti, Fulgenzio *Manfredi ou Gasparo Lonigo se sont rendus, le nonce Berlingerio *Gessi sait qu'il n'y a rien à espérer de Sarpi. Après avoir tenté, en vain, d'obtenir des lettres compromettantes avec l'aide des Français, Ubaldini a essayé per altro rimedio c'est-à-dire qu'il a 'utilisé' le mécontentement d'un secrétaire de Foscarini, Niccolò Pallavicino, et la soumission d'un de ses 'clients', Mario Volta, pour obtenir copies des lettres de Sarpi. Pour plus de détails, voir Pietro Savio, « Per l'epistolario di Paolo Sarpi », in Ævum, XI (1937), p. 85-90.
2. La copie ne comprend pas l'adresse.
3. Manque dans la copie.
4. Voir Notices biographiques : Nicolas IV de *Neufville, marquis de Villeroy, ministre d'Henri IV.
5. Voir Notices biographiques : Jean *Bochard, sieur de Champigny.
6. Voir Notices biographiques : Charles de *Neufville, sieur d'Alincourt.
7. Le troisième fils du roi Henri et de Marie de Médicis est né le 24 avril 1608 à Fontainebleau avec le titre de duc d'Anjou. Il ne deviendra duc d'Orléans (titre qui revient au second fils du roi), qu'en 1626, après la mort de son frère Nicolas, le 17 novembre 1611.
8. En effet, Gaston ne sera baptisé que le 15 juin 1614.
9. Le second fils du roi Henri IV de France et de Marie de Médicis n'a jamais reçu le baptême complet, il a seulement été ondoyé à la naissance ; donc il n'a pas de nom officiel, même si la tradition historique lui attribue celui de Nicolas.
10. Après l'échec de l'•attentat de Santa Fosca (le vendredi 5 octobre 1607), il y aura une tentative d'empoisonnement de la part de servites du couvent de Venise (février 1609) et l'on sait que le cardinal-neveu n'a de cesse de faire comparaître Sarpi devant le tribunal de l'Inquisition romaine ; d'autant plus que Sarpi a refusé de venir à Rome quand il a été convoqué par les Inquisiteurs généraux, voir sa lettre 1606-11-26 aux Inquisiteurs.
11. Voir Notices biographiques : François *Savary, comte de Brèves ; il est envoyé comme ambassadeur français à Rome, à la suite de Alincourt, de août 1608 jusqu'en 1614.

non signée

Venise

ASVat, Fondo Borghese II, 451, f. 54v-57r.

1608-07-08.A Groslot

Copie

Jacques Dupuy

non chiffrée

non signée

Venise

BnF, Dupuy 766, f. 4r-v

1608-07-22.A Groslot

Copie

Jacques Dupuy1

non chiffrée

non signée

Venise

BnF, Dupuy 766, f. 4v-5r2

1608-07-22.A Hotman F

Copie

Jacques Dupuy

non chiffrée

non signée

Venise

BnF, Dupuy 766, f.43r

1608-08-01.DE Duplessis

Copie

1

non chiffrée

Philippus Mornayus

Saumur

BU Sorbonne, ms 3682, f. 5v-6r.

1608-08-05.A Groslot

Copie

Jacques Dupuy

non chiffrée

non signée

Venise

BnF, Dupuy 766, f. 5r-v1

1608-08-26.A Foscarini

Copie

1

partiellement chiffrée

Editions précédentes : A. Bianchi-Giovini, 1833, lettre IV p. 18-23 (incomplète),

2

3

Il giorno 8 di questo, scrissi a Vostra Eccellenza una mia per via di Fiandra, dove li diedi conto della lettera che Petruccio portò, e come dopo partito esso, il tutto fu male inteso da qualche maligno, e tanto fu vero. L'aggiongerò nondimeno che rispose a Petruccio sudetto il jmsaxg2f, interpretando tutto bene con li amici di Giovanni. Ho anco inteso doppo che, all'ultimo, la cosa è stata bene intesa.

Io sono forse impertinente a scrivere cose così fatte, ma mi par bene che Vostra Eccellenza sappia ogni cosa. Una persona prudente, come è Vostra Eccellenza, non si turba mai quando intende una attione sua, buona e necessaria, esser male interpretata da suoi emuli; anzi, sapendola, tanto più usa la prudenza quanto vede maggior malignità negli avversarij. Ella è sopra modo commendata qui per gli avvisi che dà buoni e solidi ed, in questo continuando, ella riuscirà il più famoso ambasciatore che questa Republica habbia già mandato, molti anni; e questo ella non può fare, se non insinuandosi a penetrando, come fa. Ma perché li prencipi non hanno caro che persona investighi curiosamente quello che vogliono tener secreto, conviene far questo occultamente e, dissimulata la curiosità, anzi fingere il trascurato e mostrar di non vedere quello anco che si nota ed osserva benissimo. Certo è che non può far bene il publico servitio se non essendo grato al re, ma alla sua maestà potrebbe non riuscir cosa grata una curiosità sollecita, che fosse aperta; anzi, più facilmente ella penetra quando nessun crederà che ella osservi o meno si guarderanno da lei, se farà il trascurato.

Eccomi che son troppo libero in parlar con un mio signore e padrone e forse non so quello che io mi dica. La colpa di quella mia libertà è di Vostra Eccelenza che me l'ha concessa, ma la causa —perché ardisco di scriverli questo— è per una lettera, veduta da me, di persona affettionata alla Republica ed a lei, la quale avvertisce questo che sarebbe bene che ella ascondesse alquanto la curiosità e cercasse il penetrar li secreti più secretaamente. La prego che queste mie parole non la faccino meno curiosa, ma solo la faccino dissimulare e fingere il trascurato.

[Sa benissimo che la risposta datali è promessa di conclusione, ma non dubito anco che malamente si verrà a conclusione, se di costì non haveranno gran volontà. Se Claudio vorrà entrare, ho il tutto per fatto, ma la sua natura è varia, o almeno molto occulta, e credo che Sertorio potrà sempre con poca cosa guadagnarlo. Il trattare con gf7a1msafn4 è ottima cosa per scoprire almeno quanta speranza vi sij. Vostra Eccellenza mi scrive li mezi che hanno costì Pietro Pandolfo e l'uomo di Fidentio e di Giovanni. Il signor Nicolò *Contarini, leggendo quella partita, dice che quelle sarebbono cose da scrivere a li 40. Dubito che la strettezza con quella di Vernol, per l'istesse cause, che Vostra Eccellenza benissimo considera non sij sicura; quella di Antonio mi pare la migliore di tutte e poi quella di Domenico. Ma con questi credo che vi sij necessario ascondere la curiosità]5 . Il signor presidente *Thou e monsignor dell'Isole6 sono persone con quali si può trattare più alla libera; con tutto ciò, è bene anco con questi fingere un poco il trascurato.

Ho ricevuto7 il libro, il quale non solo ho veduto, ma ancora ne ho un essemplare; però quello che elle mi manda —se bene è diffetuoso di alquanti fogli nel fine— haverà padrone che se ne servirà a publico beneficio. Mi piacerà molto se monsignor Casabona finirà l'opera della libertà ecclesiastica8 , ma più se v'entrerà buona occasione nel darla fuore, come forse spero.

Ma che le ne pare del nostro fra Fulgentio, minorita, che se n'è andato a Roma9 con molte doble ?10 crederà haver fatto un nobile acquisto e lo magnificherà, ma l'evento mostrerà che forse hanno fatto ben per noi, e non per sé.

Dell'armata siamo in dubbio quello che sarà; io credo bene che, infine, terminerà in niente, con tutto ciò bisogna aver travaglio. Veggo che costì si tiene che sij per andare in ponente, ma io son di parerer contrario e credo in Levante. Certo è che li due vascelli, dove sono le arme e l'instromenti da fabricare, si ritrovano in Palermo, che non è via per ponente.

Il *Priuli, suo predecessore, ha fatta la relatione, quale è piaciuta alla piazza.

è passata una voce che sij morto il re di Polonia11 , ma non si sa l'auttore, né si crede.

Io prego Dio per la conservatione di Vostra Eccellenza

Di Venetia, li 26 d'agosto 1608.

 

1. Cette lettre fait partie des saisies du nonce en France, Roberto *Ubaldini, sur ordre du cardinal-neveu, Scipione *Borghese afin de fonder la constitution d'un procès en hérésie contre Paolo Sarpi, considéré comme le plus actif des théologiens opposés à Rome pendant l'affaire de l'Interdit. Si Marcantonio *Cappello, Antonio *Ribetti, Fulgenzio *Manfredi ou Gasparo Lonigo se sont rendus, le nonce Berlingerio *Gessi sait qu'il n'y a rien à espérer de Sarpi. Après avoir tenté, en vain, d'obtenir des lettres compromettantes avec l'aide des Français, Ubaldini a essayé per altro rimedio c'est-à-dire qu'il a 'utilisé' le mécontentement d'un secrétaire de Foscarini, Niccolò Pallavicino, et la soumission d'un de ses 'clients', Mario Volta, pour obtenir copies des lettres de Sarpi. Pour plus de détails, voir Pietro Savio, « Per l'epistolario di Paolo Sarpi », in Ævum, XI (1937), p. 85-90.
2. La copie ne comprend pas l'adresse.
3. Manque dans la copie.
4. Le copiste a-t-il rencontré une difficulté de lecture du texte ou bien, plus vraisemblablement, le déchiffreur n'est-il pas parvenu à trouver la solution ?
5. Passage absent des éditions Bianchi-Giovini et Polidori.
6. Voir Notices biographiques : Jérôme *Groslot de l'Isle.
7. Bizarrement, Pietro Savio lit ici ricercato, qui fait contre-sens avec le reste du texte.
8. Cet ouvrage d'Isaac *Casaubon, De libertate ecclesiastica liber singularis ; ad viros politicos qui de controversiam inter Paulum V ponteficem maximum et Rem publicam venetam cupiunt n'a pas pu être imprimé au delà de la page 264, sur ordre du roi.
9. Voir Notices biographiques : Fulgenzio *Manfredi qui, pendant l'Interdit, s'est rangé du côté de la Sérénissime contre Rome. Sarpi a beaucoup écrit sur cet homme car il a été très impressionné par sa fin, qui aurait pu être la sienne.
10. Dans sa lettre du même jour à Groslot, Sarpi précise doble de Spagna che sono state viste in buon numero.
11. Le roi de Pologne, Sigismond III Wasa, est né le 20 juin 1566, il a été élu au trône polonais en 1587 et il a régné jusqu'à sa mort, le 19 avril 1632.

non signée

Venise

ASVat, Fondo Borghese II, 451, f. 72r-76r.

1608-08-26.A Groslot

Copie

Jacques Dupuy1

non chiffrée

fra Paolo di Venetia

Venise

BnF, Dupuy 766, f. 5v-6r2.

1608-09-02.A Groslot

Copie

Jacques Dupuy1

non chiffrée

non signée

Venise

BnF, Dupuy 766, f. 6r-v2.

1608-09-05.A Dohna C

Autographe

partiellement chiffrée

Padre Paolo

Venise

Détruite

1608-09-16.A Groslot

Copie

Jacques Dupuy1

non chiffrée

non signée

Venise

BnF, Dupuy 766, f. 6v2.

1608-09-30.A Foscarini

Copie

1

partiellement chiffrée

2       3

Resto ammirativo come la mia lettera mandata per Anversa non sij capitata a Vostra Eccellenza, essendo congiunta con lettere di mercanti principali. Tuttavia ella era scritta in tal maniera che nessuno se ne potrà valere, non haveva pure una parola intelligibile. Io sarò all'avvenire più cauto e, senza sicura fermezza del ricapito, non scriverò mai.

Il consiglio del cittadino di Terzi mi par molto savio, in voler veder prima quel che faranno li Colognesi, ma Terzi mi par molto savio perché può sperar di v7g83 f9 fr v4 fm 99 dar le sue a chi riceverà per il suo gentilhuomo [e quale, poiché non se ne vede alcuna; ma egli è assai sottile]4 . Io vengo avvisato che Pietro non solo è congiuntissimo con li Orati e trattano insieme, ma che anco machinino contra Marostica. E lo credo perché y gmx16 nx 98 gmf tra Ludovico e li Vicentini mostrano chiaramente che quei da Lendenara faranno tutto il male che sapranno. Ho sentito essersi publicata per tutto l'intelligenza ed indivisione di Ludovico e del re di Spagna, e mi piace. Nessuna cosa è più utile per li Vicentini quanto esser persuasi di questo, ma è gran meraviglia che stij così lungamente secreto quello che il cittadino di Cologna5 propone a Cesare.

La partita di fra Fulgentio6 non è perdita, non merita esser considerata né stimata, ma bene il modo come egli è trattato di là7 . Certa cosa è che il papa lo spesa con tre servitori8 , che li dà audienze, e longhe: e, già due settimane, essendo esso fra Fulgentio ed il generale de' gesuiti9 per havere udienza, fu preposto fra Fulgentio ed, introdotto, stette col papa due hore, con impatienza estrema del generale, il quale anco partì noiato per la dimora. Quelli che si sono adoperati a scrivere per il papa si lamentano di restar senza favori e veder favorito, così grandemente, un avversario. Io non so intender questa politica; mi par che sij incitar molti ad offendere, quando si aspetti non solo facile perdono ma premio ancora dell'offesa. Dubito che sotto questo miele vi sia ascoso qualche veneno, che il solo tempo scuoprirà.

Il negotio di Domenico10 mi par chimerico: con tutto ciò, ogni cosa che si tratti, se bene non sij per riuscire, fa bene perché gran confidenza e buona intelligenza ed, alle volte, una chimera dà ingresso a qualche cosa di reale.

Mi scrive monsignor dell'Isle che Pithou11 , desistendo dalla pretensione sua di centenara di scudi, adesso solo ricerca di esser pregato per commissione publica. Io veggo benissimo che questo torna all'istesso perché tanto più bisognerà premiarlo, quanto sarà stato pregato; anzi, sarà far di più, intervenendo e preci e pretio, ma ancora, quando questo non dovesse essere, stimo più le preci publiche che cento scudi; per il che veggo la cosa non fattibile. Egli vorrà poi fare una epistola, narrando di essere stato pregato, il che potrebbe partorir non solo disgusti ma anche qualche travaglio, quando le cose passassero quei termini che paiono adesso honesti, come temo che possino essere le considerationi della prima parte, che li ecclesiastici non possino possedere beni stabili; ma questa è una cosa da rimettere al tempo.

Ho gran timore intorno le cose de' Triestini che fingendo Cesare troppo saviamente non sij causa di farli fare da dovero12 ; alle volte li molto savij danno in questo disordine che, fingendo di persuadere, usano tant'arte che persuadono contra loro proprio volere.

Alfonso13 è molto sollecitato x7 m3 907 f22 nf17 e dice che, attesa la volubilità di Terzi, non bisogna aspettarlo al convito, ma solo lasciarli il luogo ché egli, spinto poi dalla fame, ci verrebbe. Agostino14 le ha fatto rispondere esser necessario che, prima Terzi accetti, che egli veda l'invito del cittadino colognese, che sino al presente dura. A questo, Alfonso è restato. Egli crede che li Padoani inclinino, ed io lo lascio in questa opinione, se ben reputo che non sarà altro.

Le due settimane passate, la città è stata molto occupata nel ricever la gratia del giubilieo che è stato anco con grandissima devotione ricevuto da numero grande di popolo. è occorso solamente che, havendo un padre, fra Gregorio veronese di San Bastiano, negata l'assolutione ad un senatore con mala maniera perché teneva il libro di Quirino15 , il padre fu mandato via dal consiglio di X; ma esso, conscio dell'error suo, prevenne e fuggì prima16 . S'intende che molti altri confessori hanno fatti officij ancora più sinistri di questo ma non è stato fatto querela di alcun altro. Questo male sarà perpetuo se Dio, per sua misericordia, non provede, addolcendo gli animi ed operando che gli ecclesiastici si contentino della molta auttorità che hanno intrapresa, oltra la datagli da Dio, e non voglino amplificarla più.

Ma un' altra cosa è successa che non partiene a questa. Ercole ha fatto gran risentimento con li Padoani per il xm3 n78 9217 , dicendo che si vogli anco xx5m3 x97 f3 n07 mx 54x 4n 92 ' x97 m f y 2m x 14 d x 2x5 df 39 a m e che bisogna risolversi che li 092 m3 d9 non si possono tenere, e mostrò una lettera del 19 5 di m9 n sx7m che così fosse stato concluso in quel tempo18 . Fu negato da Spagnoli li Padovani e vi furono parole assai, con qualche insolenza di Ercole, onde passò 9omysdx92f a dire : Se pensate volerla così, potete riportarvi il vostro 7d35fr7m. Fra questi nostri amici19 le male sodisfattioni crescono tanto che mi fanno dubitare che dalle parole non vengano a' fatti, e l'istesso dubbio ha il cittadino x54 d 87 m 39 fg4dg5; ma si pensa, da chi doverebbe, così poco alle cose che quello che succede bene, avviene per caso.

In Austria, le cose sono in gran confusione. Quelli della confessione augustana, fondati sopra parole (dicono) dateli dall'arciduca Mattias, hanno aperto le sue chiese. Egli, ad instanza del legato20 e del vescovo di Vienna21 , pensò ritrattare questa innovatione, fece imprigionare un barone che si trovava in Vienna, onde si unirono al numero di 180 nobili dell'Austria inferiore e li presentarono una supplica assai alta di parole. In conclusione, il barone fu liberato, le chiese restano aperte e la nobiltà in moto. Nell'Austria superiore, la nobiltà dell'istessa fattione s'è impadronita della fortezza di Lenz, metropoli. Il legato s'aspetta di giorno in giorno in Italia, il che —se sarà— questa sarà la prima legatione che, da qualche secolo in qua, sij ritornata senza haver fatto effetto.

S'intende anco che la noblità romana sij in gran sospetti, per l'inquisitione che si fa contra molti di loro di havere accettato banditi22 ; di che vengono fatti discorsi assai ma, secondo il costume, credo che l'inferiore sottogiacerà.

Di Venetia, li 30 di settembre 1608

 

 

 

[Desidero sapere se il giubileo sarà stato publicato costì e se la bolla sarà stata veduta intiera, ed ogni particolare di questo, con certa occasione corrente.

Ho parlato di quello che Ambrosio scrive con 79 d69x2mi95 31 gt 95m, il quale mi commendò molto la diligenza e mi disse chiaramente che li altri cittadini di Marostica non vagliano niente rispetto a quello. Ho sentito gran piacere perché, essendo il sudetto assai nemico, non haverebbe fatta tanta commendatione, se non fosse opinione generale]23.

1. Cette lettre fait partie des saisies du nonce en France, Roberto *Ubaldini, sur ordre du cardinal-neveu, Scipione *Borghese afin de fonder la constitution d'un procès en hérésie contre Paolo Sarpi, considéré comme le plus actif des théologiens opposés à Rome pendant l'affaire de l'Interdit. Si Marcantonio *Cappello, Antonio *Ribetti, Fulgenzio *Manfredi ou Gasparo Lonigo se sont rendus, le nonce Berlingerio *Gessi sait qu'il n'y a rien à espérer de Sarpi. Après avoir tenté, en vain, d'obtenir des lettres compromettantes avec l'aide des Français, Ubaldini a essayé per altro rimedio c'est-à-dire qu'il a 'utilisé' le mécontentement d'un secrétaire de Foscarini, Niccolò Pallavicino, et la soumission d'un de ses 'clients', Mario Volta, pour obtenir copies des lettres de Sarpi. Pour plus de détails, voir Pietro Savio, « Per l'epistolario di Paolo Sarpi », in Ævum, XI (1937), p. 85-90.

 

2. La copie ne comprend pas l'adresse.
3. Manque dans la copie.
4. Passage absent dans les éditions Bianchi-Giovini et Polidori.
5. Voir Notices biographiques : Pedro *Alvarez de Toledo y Colonna.
6. Vois Notices biographiques : Fulgenzio *Manfredi.
7. Voir également sur le même sujet, les lettres 1608-09-16 et 1608-09-30 à Groslot.
8. Logé au couvent franciscain de San Pietro-in-Montorio (lieu, selon la tradition, du crucifiement de Pierre), Fulgenzio Manfredi y reçoit également une pension de 24 écus par mois (Pietro Savio, op. cit. , p. 40).
9. Voir Notices biographiques : Claudio *Acquaviva.
10. Voir Notices biographiques : Philippe *Canaye de Fresnes, ambassadeur français à Venise.
11. Voir Notices biographiques : François *Pithou.
12. Voir Notices historiques : •trêve de Douze-ans.
13. Voir Notices biographiques : Jean *Bochard de Champigny, ambassadeur français à Rome de 1608 à 1614.
14. Sarpi parle souvent de lui-même à la troisième personne pour des raisons de sécurité, au cas où ses courriers seraient saisis par l'Inquisition.
15. Antonio *Quirini, Avviso delle ragioni della Republica di Venetia intorno alle difficoltà che le sono promosse da papa Paolo V, Venetia, [s.n.], 1606, mis à l'Index le 29 septembre 1606. Après la levée de l'Interdit en avril 1607, Rome et Venise sont toujours en pourparlers à propos des ouvrages publiés pendant l'Interdit en faveur de Venise, tous inscrits à l'Index. Rome veut que Venise les soumette à l'Inquisition alors que la République veut conserver son indépendance. Face au refus officiel, les confessseurs tentent d'influer sur leurs ouailles pour qu'ils renient ces ouvrages et cette influence se fait d'autant plus pressante sur les patriciens.
16. Il s'agit de fra Gregorio di San Sebastiano, originaire de Vérone, qui est confesseur à San Biagio. Au moment de la confession d'un sénateur vénitien, le confesseur a voulu s'assurer qu'il ne possédait aucun ouvrage interdit et le sénateur de répondre qu'il détient les ouvrages qui défendent les positions de la République pendant l'Interdit. Malgré l'injonction du confesseur de les détruire, le sénateur affirme vouloir les conserver. Le confesseur a, dès lors, refusé l'absolution et le patricien a menacé de porter plainte devant le conseil des Dix. Immédiatement, le religieux est sorti et a quitté Venise pour se réfugier à Mantoue, le soir même; dès le lendemain, le conseil des Dix a publié son bannissement. Le nonce Berlingiero *Gessi a tenté, mais en vain, de faire plier la république (Lettre du nonce au cardinal Borghese du 20 septembre 1608, ASVat, Fondo Borghese, II, 279, f. 44-47). Le confesseur s'étant présenté un peu plus tard pour défendre sa cause, il a été maintenu aux arrêts dans son couvent.
17. C'est nous qui restituons car la copie déchiffrée est muette. Bianchi-Giovini et Polidori identifient cet ouvrage avec le Trattato dell'Interdetto mais il pourrait plutôt s'agir des Considerationi sopra le censure della santità di papa Paulo V …, Venetia, Meietti, 1606, la principale participation de Sarpi à la guerre des écritures, qui fait partie des ouvrages pro-vénitiens que le pape veut voir condamner au titre de la levée de l'interdit.
18. Dans sa lettre du 20 septembre 1608 au cardinal *Borghese, le nonce Berlingerio *Gessi raconte son audience au palais ducal : […] Soggiunse allhora il doge che essi non tenevano che fossero prohibiti li libri scritti per la Republica, che tutti gli havevano … et che si era convenuto che se si permettevano i libri scritti per la sede apostolica, si permettessero anco quelli della Republica. … onde io seguitai che mi ricordavo che Sua Serenità altre volte haveva detto essersi fatta questa conventione di libri co 'l signor cardinale Gioiosa et […] che io havevo copia della lettera, la quale gli havrei fatta vedere (ASVat, Fondo Borghese, II, 279, f.44-47).
19. Ironiquement, les adversaires de Venise et en particulier l'entourage du pape.
20. Voir Notices biographiques : Giovanni Maria *Millini.
21. Melchior Klesl (1552-1630) est le fils d'un boucher luthérien mais il s'est converti en 1573. Vicaire général de l'évêque de Passau, puis évêque de Wiener Neustadt (1588) et enfin de Vienne (1598). Il favorise la venue à Vienne des ordres contre-réformistes. En délicatesse avec les Habsbourg, il se réfugie à Rome de 1622 à 1628. Il est créé cardinal le 2 décembre 1615.
22. Le pape tente de réprimer le brigandage (une forme de manifestation d'opposition économique et sociale) qui sévit dans ses Etats; à cette fin, il promulgue deux textes le 25 avril et le 26 juin 1608, sans grand effet.
23. Post-scriptum absent des éditions Bianchi-Giovini et Polidori.

non signée

Venise

ASVat, Fondo Borghese II, 451, f. 82v-88v.

1608-09-30.A Groslot

Copie

Jacques Dupuy1

non chiffrée

non signée

Venise

BnF, Dupuy 766, f. 7r2.

1608-10-04.A Duplessis

Copie

1

non chiffrée

signée

Venise

BU Sorbonne, ms 3682, f. 6r-v.

1608-10-13.A Castrino

Autographe

non chiffrée

F. Paulo da Venetia

Venise

BnF, Dupuy 111, f. 7r-v1.

1608-10-13.A Foscarini

Copie

1

partiellement chiffrée

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Ho ricevuto quelle di Vostra Eccellenza delli 24 e delli 26 di settembre e, per cominciare a rispondere a questa seconda, ho sentiro gran piacere che le mie mandateli per Fiandra sijno capitate.

è cosa hormai nota a tutti che gli huomini di Giovanni hanno del barbaro4 , né cotesto doveva scrivere cose, come fece, a Petruccio, né questi5 doveva fuori di proposito parlare a li Padovani come parlò. Sicome le scrisse, yoysmx26 rispose benissimo: li habbiamo dato ordine d'intendersi con il citadino di Giovanni in ogni cosa occorrente. Ma doppo la partita di Petruccio, li malevoli per dirli che 196 mx 896 49 67 a 45 f m 3 fece molto schiamazzo, però li fu anco risposto destramente, e massime dal sopranominato e la maggior parte di li Padoani l'intese ben. Io, nondimeno, presi partito di scrivere il tutto a Vostra Eccellenza acciò, essendo consapevole d'ogni cosa, restasse più risoluta. Dopo, quando il tutto fu letto alli Vicentini, ogni uno l'intese in bene ed, io domandai a molti savi, fu tutto mal inteso. Ogni Vicentino con chi parlai mi lodò il tutto, per il che non fa manco bisogno scrivere cosa veruna. Credo bene che con questi barbari sij bene andar più riservatamente del dovere, cioè più di quello che si farebbe con persone discrete, ma questi nostri 27 my22 23 96 ax 8 a g m sono tutti mali spiriti, invidi e detrattori.

Quanto s'aspetta a Alfonso riesce ogni dì più un semplice : credo veramente che sij huomo da bene ma inferiore al carico che porta. Quando occorrerà dire alcuna cosa che Ambrosio giudichi necessaria, si farà con ogni commodo.

Sento dispiacere che la mia l'habbi travagliato con l'avvisare l'impertinenza di Petruccio, tuttavia io non restarò mai all'occasione di avvisare ogni cosa. Basta che io avverto Ambrosio che sino al presente li Vicentini sono sodisfattissimi di lui ed io sono curioso di andar penetrando sempre questo, perché mi pare che importi il tutto.

Ho sentito piacere che il signor Domenico da Millieno7 sij rimesso sopra Lanchi, per molti rispetti, ma sopra tutto perché egli è amico cordialissimo di Ambrosio, e farà con esso lui come si debbe con l'amico sinceramente. Ho conferito con lui e con Gregorio se fosse stato bisogno scrivere alcuna cosa sopra il fatto di Petruccio ed ambe dua sono di parere che no, perché —come l'ho detto— l'animale intese bene.

Per questo corriero ho ricevuta una lettera da un gentilhuomo di costì, quale Vostra Eccellenza non conosce, dove mi dice due cose notande. La prima —che mi rendo difficile a credere— che Pietro8 habbi parlato con diversi costì invitandoli al servitio Ludovico contra Marostica ; se questo è vero, sarà per un mal animo di esso Pietro e per sfogare la rabbia, perché non credo che Ludovico possi aspirare a tali imprese, ma forse anco non sarà vero, che il nuncio habbi trattato così. Con tutto ciò lo scrivo per porgere occasione di attendere a scoprire —se fosse vero. L'altra —che credo— è che Pietro è malissimo affetto verso Ambrosio e con ogni occasione detrahe alle sue operationi e deride ogni cosa e termina la sua derisione in un abbassare Marostica. Mi aggiunge il gentilhuomo che mi scrive che in questo è fomentato da qualche grande e pone tal circostanze che significano Valerio. Non è possibile in modo alcuno impedire la malignità de' detrattori, prendendo eglino occasione di dir più male delle cose più buone ed eccellenti. Si può solo, con l'usarli cortese, farli vergognare in loro stessi e desistere dal malignare. Se questo è vero —come lo credo— non giudico che sij in odio di Pietro con la persona di Ambrosio ma contro Marostica e che Ambrosio per accidente venga nel ballo. Conosco bene che questa è una cosa noiosa e che, per molti rispetti, è impertinenza lo scriverla, massime conoscendo che non ha rimedio. Ma non mi posso ritenere per essere di natura io, che giudico esser sempre bene il sapere, e che vorrei sempre tutto quello che si appartiene in qualunque modo a me e —così credo che sij— qualunque altro. Se io fallo, che non ne sono senza timore, Vostra Eccellenza mi perdoni.

Io era per mandare la relatione9, incominciando ad inviare per questo spaccio 8 fogli per non far plichi così grossi, ma il signor Domenico *Molino leggendoli l'ha desiderato dentro alcuni particolari, quali io ho tralasciato parendomi leggieri e non degni d'entrare in historia perfetta e desiderabile. Io ho ceduto la mia opinione e risoluto di differire ed inserirci anco quelli pochi. A chi darà forma a tal materia appartenerà il tralasciare le cose che giudicherà non convenire; onde è meglio che la materia rozza sij più tosto abondante che difettosa. La prego con occasione far questa scusa con il signor presidente Thou.

Adesso s'attende con molta diligenza a regolare le cose de' Canisi e certo con molta raggione perché essendo tutto il danaro in potestà de' Fiorentini, possono al loro ben placito dar qualche [molestia] se anco volessero alla città, e già in altre occasioni si sono scoperti molto male affetti. Se vi si provede, si farà così gran servitio come questa città possi ricevere.

S'è scoperta gran disonestà t54 m62 4t 89 ma y ga x7 m48 a74 f4 d7m, e sono interessati molto 27 my s11 23 ay dx m8 n9 f qualche cosa succedrà di notabile.

Questi signori di Parigi mi mandano sempre qualche cosa utile scritta per le occasioni del cotesto regno10. Potranno forse un giorno esser di qualche servitio anco qui, perché io le adopero per le instruttioni di quello che possi nascere11, se bene spero in Dio che non nascerà senon bene.

Queste cose forse sono d'incommodo a Vostra Eccellenza per fare li plichi troppo grossi, per tanto la prego che, se alcuna volta occorre che il pachetto suo eccedi, differisca a mandarmi quando elle non habbia tanta quantità e -se bisogna- divida anco in dua, ch'io sentirei dispiacere quando , per causa mia, si ricevesse alcuno incommodo.

Quanto al t32 m82 f che conduce il 45 d37 m35 g non è da maravigliarsi perché l'uno e l'altro sono conformi. Gran cosa che tutti li mandati a Giovanni sijno sempre Cividalesi, ma quel che è peggio ecclesiastici. Gran mancamenti usano li Vicentini nello sciegliere li cittadini12, ma non si può far altro.

Non posso dirli quanto mi piace che monsignor *Leschassier sij suo. Io lo stimo di dottrina eccellentissimo, ma mai ho lettere da lui che non vi sij qualche avvertimento utile per le cose publiche. Dio volesse che havessimo qui un tal consultore ! Prego Vostra Eccellenza a conservarlo nell'istezza affetione verso questa Republica e verso di me, che lo riceverò a favor singolare e sarà con qualche publico servitio.

Ho ricevuto molto favore da monsignor Castrino che si sij degnato scrivermi il plico. Resto molto obligato alla sua gratia, ho di già cognitione delle sue qualità e l'ho ammirato e l'ammiro.

Li gentilhuomini di Verona cominciano a dietarsi e vedono la necessità di uscire dall'otio e, sicome tza 07m f8ga 4 99 manda costì, così spero che in breve manderà a Marostica un amico e n'ho qualche rincontro, e che tutti quelli che temono Paolo e Ludovico si conoscessero e facessero buona intelligenza insieme, che certo ve n'è bisogno. La longa dimora del cittadino di Cologna con Cesare rende gran sospetto e massime tenendo così stretta intelligenza con Pietro. Li Padoani e i Vicentini sono tardi e non operano se non per mecessità, purché il negocio si tenga vivo, sarà assai ; ed in questo il valore di Ambrosio sarà di giovamento.

Qui si tiene per rotto affatto il trattato della tregua ne' Paesi Bassi13. Le cose d'Austria e di tutti li Stati patrimoniali di quella casa sempre più si mettono in moto, onde l'anno seguente minaccia alla male. A Lendenara, Ludovico non tratta cosa con il cittadino di Marostica, argomento di animo perseverante nell'odio.

Verrà costà un gentilhuomo francese molto compito che si chiama monsignor di Liques14, al quale ho dato una direttiva a Vostra Eccellenza. Egli è huomo di buone qualità e dependente da persona molto grande15 per mezzo della quale ella potrà havere di buoni seritij. Egli a bocca narrerà a Vostra Eccellenza quello che passa.

Io qui fo fine.

Di Venetia li 13 d'ottobre 161116

 

Un nostro commune amico viene adesso e mi prega scrivere a Vostra Eccellenza che, se bene li Vicentini hanno scritto freddamente sopra il trattato di 4 agimo f359 non di meno è bene tenere il negocio con parole però generali e che non oblighino. Io, se bene credo che sij una cosa chimerica ed una delle solite di Frenes, però lo scrivo per servir quest'huomo quale, considerando il beneficio grande che mi risultarebbe, dal desiderio concepisca speranza ma qui cupiunt somnia fingunt17 .

 

1. Cette lettre fait partie des saisies du nonce en France, Roberto *Ubaldini, sur ordre du cardinal-neveu, Scipione *Borghese afin de fonder la constitution d'un procès en hérésie contre Paolo Sarpi, considéré comme le plus actif des théologiens opposés à Rome pendant l'affaire de l'Interdit. Si Marcantonio *Cappello, Antonio *Ribetti, Fulgenzio *Manfredi ou Gasparo Lonigo se sont rendus, le nonce Berlingerio *Gessi sait qu'il n'y a rien à espérer de Sarpi qui a même envoyé une fin de non recevoir aux inquisiteurs romains qui l'ont sommé de comparaître personaliter (voir lettre 1606-11-26 aux inquisiteurs). Après avoir tenté, en vain, d'obtenir des lettres compromettantes avec l'aide des Français, Ubaldini a essayé per altro rimedio c'est-à-dire qu'il a 'utilisé' le mécontentement d'un secrétaire de Foscarini, Niccolò Pallavicino, et la soumission d'un de ses 'clients', Mario Volta, pour obtenir copies des lettres de Sarpi. Pour plus de détails, voir Pietro Savio, « Per l'epistolario di Paolo Sarpi », in Ævum, XI (1937), p. 85-90.
2. La copie ne comprend pas l'adresse.
3. Manque dans la copie.
4. Jugement déjà exprimé dans les mêmes termes dans sa lettre 1608-05-13 à Foscarini.
5. Voir Notices biographiques : Henry *Wotton.
6. Nom crypté indéchiffrable.
7. Voir Notices biographiques : Philippe *Canaye de Fresnes.
8. Voir Notices biographiques : Roberto *Ubaldini.
9. Voir Notices bibliographiques : Histoire de l'Interdit.
10. Sarpi rend ici hommage à ses correspondants parisiens (Castrino, Groslot, … ) qui lui font parvenir de nombreux ouvrages, grâce à la valise diplomatique que Antonio *Foscarini met à leur disposition avec beaucoup de libéralités.
11. Les informations venues de France nourissent la réflexion et les travaux de Sarpi, comme ce consulto 122 du 13 juillet 1611, à propos de la souveraineté sur Ceneda où Sarpi analyse Comment le Saint Siège composa avec le royaume de France à propos de l'Eglise de Lyon. Voir notre article, « Un point d'histoire lyonnaise dans un consulto de Sarpi : une question de méthode », in Marie Viallon, Autour du concile de Trente, Saint-Etienne, PUSE, 2006, p. 11-45.
12. Dans l'ensemble des lettres à Foscarini, le déchiffreur-copiste a transcrit ambasciador(e) mais les lettres autographes de Sarpi nous permettent de restituer ambasciator(e).
13. Voir Notices historiques : la trêve de •Douze-ans.
14. Voir Notices biographiques : David de *Licques. Il est envoyé à Venise afin de fonder un rapprochement entre l'Angleterre, les Provinces-Unies et Venise pour constituer un front anti-pontifical et anti-espagnol.
15. Voir Notices biographiques : Philippe *Duplessis-Mornay.
16. La datation de cette lettre pose problème. Le manuscrit (une copie) porte à l'évidence 1611. Par ailleurs, Pietro Savio publie cette lettre avec la date de 1610, mais sans explication. De plus, le contenu nous incite à modifier : le premier paragraphe évoque les mêmes questions que les lettres 1608-05-13, 1608-08-26 et 1608-09-30 à Foscarini et l'ultime paragraphe évoque la •trêve de Douze-ans, qui sera signée le 9 avril 1609. Enfin, deux indices extérieurs au texte : d'une part, la lettre du nonce Ubaldini au cardinal-neveu Borghese, qui accompagne la saisie de la correspondance de Sarpi avec Foscarini et Castrino est datée du 25 avril 1611 (ASVat, Fondo Borghese II, 451, f. 185-186) et le rythme des échanges nous poussent à croire que cette lettre doit être datée de 1608.
17. Citation tirée de la huitème églogue de Virgile, vers 108 : qui amant ipsi sibi somnia fingunt, sperant omnes quæ cupiant nimis / ceux qui aiment se forgent-ils des songes à plaisir ?

non signée

Venise

ASVat, Fondo Borghese II, 451, f. 64v-72r.

1608-10-13.A Groslot

Copie

Jacques Dupuy1

non chiffrée

non signée

Venise

BnF, Dupuy 766, f. 7r2.

1608-10-22.DE Contarini

Autographe

non chiffrée

Giacomo Contarini

Vérone

ASV, Consultori in iure 22, f. 100r.

1608-10-24.DE Graziani

Autographe

non chiffrée

Cav. Graziani

Udine

ASV, Consultori in iure 7, f. 76r-v.