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Questa sarà una lettera corvina che farà principio delle cattive nuove. Il dì 3 del presente, fuggì di qua Pierantonio *Ribetti, archidiacono e già vicario, imbarcatosi per Ancona. La perdita, considerata la sua persona, non è considerabile, essendo egli huomo di natura instabile, venale e di sapere assai di sotto il mediocre4. Il caso però è diverso da quello di fra Fulgentio5 perché questo, se predicò a favore della Republica, lo fece perché esso così reputo per sua conscienza : non hebbe mai ordine publico, non fu mai chiamato innanzi il prencipe, non li fu mai communicato secreto, non hebbe mai promessa publica, né stipendio. L'archidiacono è stipendiato, eletto dal prencipe, communicatigli secreti, onde l'ingiuria non potrà essere dissimulata. La sua fuga si tiene negociata dal 32 57 43 35 47 57 35 34 576 e del cittadino di Cologna7. Certo è che questo huomo non haveva di guadagno meno di 700 scudi l'anno, bisogna che li sij promesso molto : staremo a vedere all'attendere quel che si farà. Sino al presente li fuggitivi sono stati finiti che ogni poco donatogli è paruto molto, in questo non può passar così. Il publico, in questa occasione, se bene perde poco attendendo che persone sijno li fuggitivi, perde molto appresso il mondo, che li preti sijno sufficienti di farli ribellare li suoi; appresso alli sudditi anco perde perché concludono di qua essere stati ingannati e che questi non l'habbino predicato e scritto per conscienza ed in qualche occasione futura, non sarà creduto alli religiosi che parleranno per la causa della Republica, ma si dirà che parlino per interesse, ad esempio di noi altri che poi ci habbiamo rittrattato e conosciuto di haver parlato contra la propria conscienza, né il popolo crederà più a nessuno. Va anco a torno certa fama nodrita con artificio stupendo dalli nostri avversarij che la Republica habbia grata la fuga di questi suoi servidori, per liberarsi dalla spesa delli stipendij e dal fastidio della protettione, se bene in apparenza mostra haverne dispiacere. La qual fama è con poca riputatione del prencipe e move quelli che restano ad imitar li fuggitivi. Ma oltre tutte queste cose, considerando il solo utile, bisogna credere che adoperando gli avversarij ogni industria ed arte, né lasciando pietra che non movino per haver tutte queste persone —imperoché tutte sono per diverse vie stati trattati— reputano che l'impresa sij di molta loro utilità e, secondo la regola, basta a conoscere che una importi, il vedere che il suo inimico la stima.

Per queste cause e per molte altre, viene pensato dalle persone prudenti che doverebbe il prencipe far qualche donatione8, la quale fosse per esempio a chi -sino ad hora- resta e di mortificatione alli nemici. Non so quello che ci farà, ma ho voluto scrivere tutta questa diceria a Vostra Eccellenza acciò che, se costì sarà parlato, ella possi scrivere in publico le considerationi che saranno fatte e li giudicij delle persone savie.

[Qui passa fama che Cesare sij per mandare in Cologna 24 41 54 24 47 54 53 757, serva per investigare se sarà vero questo o qualche cosa simile. 75 54 35 57 43 47 23 42 fatta in Lendenara innanzi Ludovico, per nome di 23 43 52 42 35 53, ha havuto certi particolari che sono molto dispiacevoli a Guido, quali io ancora non so; l'autore si è scusato che 53 42 35 57 27 47 433 3549 l'ha veduta prima -e questo risponde che sì- ma che quelli sono aggionti dopo.

Filippo ha mandato una grande essortatione a li Vicentini, per il cittadino di Marostica stato da lui10, che debbino sottomettersi a Ludovico ed ha pedantizzato secondo il suo costume, dando essempio di sé nella causa di 57 75 47 25 54 53 47 5411.

Prego Vostra Eccellenza che mi mandi una delle bolle del giubileo stampate costì e non faccia meno; molto importa il vedere e poter mostrare la diminutione12.

Aspetto con gran desiderio di vedere le raccolte che stampa monsieur Gillot13 ; so che saranno utili ma se il volume fosse grande, si potrà dividere in due o più corrieri, per non far lamentare questi huomini.

Il ritratto che è in quelle conclusioni è degno di esser visto da tutto il mondo. Sento molto piacere che si ristampi; non viene mai corriero che io non domandi ad alcuni di quelli se non sanno la servitù che tengo con lei, come il senato gusta le sue lettere e, non sempre, quando mi vengono lodate, gli lo scrivo; ma sij certa che, quando intendesse cosa in contrario, non mancarei di scriverglielo immediate per il primo corriero, ma anco anticipare per via di Anversa. Piacquero molto tutte le sue passate, ma senza dubbio quelle dove recitò il colloquio havuto con Mario.

Intorno le cose de' Triestini14, venne qui avviso a mercanti -con lettere delli 4 di novembre- che Paolo era risoluto non voler passare più innanzi in trattatione e le lettere di 52 23 52 423 55 37 portarono che fosse in quella città arrivato uno -amico di esso Paolo— espresso per portar quello. Non so se sarà vero, ma ben credo sarà utile per essi Triestini, acciò non si dividino più di quel che sono.

Giovanni non so se sij vivo15 e tutti li suoi sono colognesi. Li Veronesi haveranno assai che fare a casa sua. Cesare è troppo avantagioso e credo che con Terzi giocheranno a chi meglio fa la volpe; è necessario con ambidue andar con molta cautione]16.

Li gesuiti hanno stampato un libro intitolato Catalogus virorum illustrium societatis Jesu17. In quello nominano anco tutti li collegij, case e provincie che hanno. Nella provincia veneta, nominano quelli che possedevano in questo Stato ma segnati con un asterisco, sotto queste parole: quæ asterisco notata sunt, nondum sunt restituta. Tanto che si dichiarano volerli. [Le sij per avviso.

Havendo alli anni passati il re d'Inghilterra commandato certo giuramento da farsi per li cattolici, con il quale il papa fece due brevi e Bellarmino scrisse una lettera18 a sei d'Inghilterra, un libro contro le sudette scritture, per parere d'alcuni scritto dall'istesso re. Di novo, Bellarmino con li gesuiti di Roma hanno risposto a questo libro, sotto nome di un Matteo Torti, e toccano il re alla gesuitica, cioè con molta insolenza. La replica per quanto tocca il principale, non sarà difficile. Vi sono bene alcuni particolari che li potranno difendere per essere contro la verità dell'historia. S'intende che il re s'occupi assai in questa cosa19.

Mi resta avvisare Vostra Eccellenza di un particolare, pregandola che ricevi in bene il mio avviso, rappresentato con quella fedeltà che debbe un servidore, ben forse poco pertinente, ma secondo il mio costume, con molto desiderio di far bene. La prego però che stij il tutto in lei, né mostri di saperlo con quel tale che sarà nominato. Scrive Domenico20 ad un amico che Ambrosio non ha ricevuto buona risposta da Cesare, in materia di certi 52 57 83 33 42 55 47 25 57 34 54 35 53 54, per havere usate parole alte, con 35 54 25 54 37 54 23 47 57 25 42 di dominio del 37 57 35 42, e che se havesse usato maggior destrezza, l'harebbe ricevuta buona, ma che è stato commesso a Alfonso che moderi il tutto. Io non so niente di questo negocio, né alcuno degli amici ne sa, né meno Alfonso ha parlato ancora, ma io avvisarò. Molto tempo è che mi pare di scorgere che Domenico non sij molto sodisfatto di Ambrosio, non posso penetrar perché ma attribuisco bene il tutto a Frenes, il quale conosco di natura di voler sapere soprastare sempre al compagno e pedantizzare. Credo però che sij bene il dissimulare con lui e vedere se si può acquistarlo, se bene mi persuado che poco appresso possi Cesare e niente appresso Valerio. Se in tal materia, o per le parole di Alfonso o per altro accidente, saprò qualche cosa, del tutto avviserò e, se il mio scrivere sarà poco pertinente, perdoni l'effetto]21.

Di Venetia, li 9 di decembre 1608

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Mandai domenica, che fu il giorno dell'arrivo del corriero, quella di Vostra Eccellenza a Alfonso4 per un suo amico. Mi riferisce hoggi il portatore che l'aprì in sua presenza e fece allegrezza. Infatti, la sua debolezza è pasciuta di simili dimostrationi di rispetto. Li Padovani faranno questa settima, a mia instanza, una communicatione generale con esso lui, onde, tra questa e quello che ho scritto nella prima mia a Vostra Eccellenza, egli resterà contento5.

Qui s'intende che sij venuto a Pariggi il generale di San Francesco6, siciliano, per visitare e far novità nelli monasterij dell'ordine in cotesto regno e che dal re le sij stato prohibito. Se questo fosse vero, sarebbe stato fatto con molta prudenza dal re per ovviare che, con tal modo, un suddito di Spagna e congionto con Roma non s'impadronisse delli religiosi francesi di quell'ordine, e sarebbe essempio da considerare qui e da imitare. Non sarà difficile a Vostra Eccellenza penetrare se questo avviso ha sussistenza e, quando sij vero, scriverlo in pubblico con li suoi particolari e la consideratione politica, per la quale è fatto.

Se intende che le cose di Germania, e particolarmente in Austria, sijno vicine alla rottura —non per questo vi è moto alcuno in Tirolo o altrove alli nostri confini— argomenti che tutti sono attenti a vedere come s'invieranno li principij. Al nostro bisogno sarebbe che si aprisse qualche passo, sì che non fossimo d'ogni parte circondati da casa d'Austria.

Hieri sera fui co 'l signor Nicolò *Contarini, quale scriveva a Vostra Eccellenza, ma non credo molto amplamente perché le publiche [scritture]7 non sono anco lette.

Il dì 4 di febbraro 1609